Il tipo del “Vecchio pescatore”, nel quale è da identificare il busto Borghese, si diffonde con la scultura definita “di genere” nel medio ellenismo come raffigurazione di soggetti di carattere quotidiano, connotati da un crudo realismo. Il ritratto, che mostra evidenti i segni dell’età avanzata, con profonde rughe sulla fronte e ai lati della bocca, indossa sul capo un berretto di forma sferica terminante con un orlo rialzato sulla fronte. Il soggetto iconografico è testimoniato da numerose repliche note, che si conservano talvolta a figura intera. La scultura Borghese, ricordata nel 1833 all’interno di una nicchia circolare nel muro del Portico della Palazzina, è da inquadrarsi cronologicamente nel I secolo d.C.
Collezione Borghese, ricordato nel 1833 nel Portico nell’Inventario Fidecommissario Borghese (C, p. 41, n. 10). Acquisto dello Stato, 1902.
Rete orlate di piombi, che, via da travagli marini,
a una fiocina Amìntico legò,
A Poseidone e al gonfio salmastro del mare rivolse
queste parole - e lacrime strillava -:
“Sire, lo sai, sono stanco. Per me, nella triste vecchiaia,
la miseria è in rigoglio, che mi strema.
Nutri il vecchietto, che ancora sussulta, coi frutti del suolo:
su terra e mare, come vuoi, tu regni”.
(Macedonio console, Ultimi sussulti, Antologia Palatina, VI, 30).
Il busto è menzionato per la prima volta nel Portico della Palazzina Borghese nel 1833 nell’Inventario Fidecommissario Borghese, posto insieme ad altri tre “nell’Ovali laterali alla porta d’ingresso” (C, p. 41, n. 10). Tale collocazione è confermata nel 1893 dal Venturi (p. 12). Il ritratto, che conserva di antico solo la parte anteriore con l’orlo del copricapo, raffigura un uomo in età avanzata. Il volto, dalla superficie particolarmente abrasa, mostra le caratteristiche fisiognomiche della vecchiaia con due profonde rughe orizzontali che attraversano la fronte incrociandosi con due verticali della linea del naso. Dalla parte inferiore di quest’ultimo dipartono due solchi laterali che si uniscono nei folti baffi che ricoprono il labbro superiore. Gli occhi dalle palpebre gonfie e le orbite oculari profondamente incavate con sopracciglia arcuate esprimono una patetica sofferenza. La testa è coperta da un berretto a calotta, che incornicia la fronte con un orlo rialzato, dal quale diparte davanti alle orecchie una corta barba che si interrompe a metà delle guance scarne. Il busto è da considerare una replica, inquadrabile nel I secolo d.C., del tipo del “Vecchio pescatore” testimoniato da numerose copie note e risalente a un archetipo di epoca ellenistica (Bieber 1955, pp. 141-142, figg. 592, 595). Con il medio ellenismo, nel III secolo a.C., si abbandonano gli ideali di bellezza e perfezione fisica, tipici del periodo classico e si affermano le rappresentazioni scultoree di pescatori, di pastori e di personaggi delle classi umili della società. Tali sculture, definite di “genere”, raffigurano i soggetti realistici visti nella loro ambientazione quotidiana con i dolori e le fatiche della vita, in scene ricche di emotività e pathos (Della Seta 1930, pp. 384-397). Una delle repliche più artisticamente raffinate e complete è la statua rinvenuta sul Viminale e conservata ai Musei Capitolini, Centrale Montemartini, che presenta un volto dall’espressione afflitta, simile a quella Borghese e un copricapo analogo (Stuart Jones 1926, p. 144, n. 27, tav. 50).
Il Moreno nel 1994 avvicina alla scultura Borghese una conservata ai Musei Vaticani e ipotizza che entrambe siano opera del medesimo artista e che rappresentino la prima una versione invernale con un copricapo sferico di lana e la seconda quella estiva, dalla testa scoperta (pp. 347-350).
Giulia Ciccarello