Venere
(Pistoia 1503 - Napoli 1548)
Il dipinto, variamente attribuito a Giulio Romano, al Sodoma e a Baldassarre Peruzzi, è stato recentemente ricondotto al catalogo di Leonardo Grazia, pittore pistoiese attivo nella prima metà del Cinquecento tra la Toscana, Roma e Napoli. Raffigura Venere, dea della bellezza, il cui volto si tinge di una dolcezza sottilmente malinconica. La divinità, dalle forme sinuose e levigate, è ritratta contro uno sfondo scuro che mette in risalto la freddezza alabastrina del suo corpo.
Scheda tecnica
Inventario
Posizione
Datazione
quarto decennio del XVI secolo
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
Misure
Cornice
Salvator Rosa (cm 124,4 x 104,8 x 9)
Provenienza
Roma, collezione Borghese, 1693 (Inventario 1693, Stanza VI, n. 5); Inventario 1790, Stanza VI, n. 4; Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 24. Acquisto dello Stato, 1902.
Conservazione e Diagnostica
- 1903/05 - Luigi Bartolucci (disinfestazione dai tarli)
- 1953/54 - Gilda Diotallevi, Alvaro Esposti, pulitura, stuccatura e ripresa pittorica;
- 1966 - Alvaro Esposti, fissaggio del colore, ripresa pittorica delle piccole cadute di colore;
- 1985 - Paola Sannucci (fissaggio della pellicola pittorica);
- 2004/05 - Vera Santodonato, riempimento dei cedimenti del supporto, rimozione stuccature, rimozione basi a tempera e ritocchi, reintegrazione ad acquerello e verniciatura.
Scheda
La provenienza di questo dipinto è tuttora sconosciuta. L'opera, infatti, è documentata in collezione Borghese a partire dal 1693, così descritta: "Una donna nuda con la mano tra le cosce del numero 684 cornice intagliata dorata di Raffaello d'Urbino" (Inv. 1693). L'attribuzione al Sanzio, mutata nel 1790 in favore di Giulio Romano (Inv. 1790; cfr. Platner 1842), fu rifiutata da Gustavo Frizzoni che nel 1869 propose il nome del pittore senese Baldassare Peruzzi (Frizzoni 1869), parere accettato da tutta la critica (Morelli 1897; Venturi 1893; Borenius 1914; Longhi 1928), in particolare da William Winthrop Kent (1925). Quest'ultimo, infatti, accogliendo il parere del collega nella sua monografia sull'artista, collocò cronologicamente la tavola Borghese intorno al primo periodo romano del Peruzzi, da lui definito 'secondo stile'.
La prima a mettere in discussione tale proposta fu Noella de Cataldo (De Cataldo 1930) che nel 1930 elencava la Venere tra le opere falsamente attribuite al senese, posizione non condivisa, tra gli altri, da Bernard Berenson (1936) e Paola della Pergola (1959) che con convinzione riproposero il nome di Baldassare, confermato nel 2006 da Kristina Herrmann Fiore (Ead. 2006).
Allontanandosi da tale percorso, nel 1988 Pierluigi Leone de Castris ha avvicinato la tavola al catalogo dell'artista pistoiese Leonardo Grazia, collocandola - assieme alla Lucrezia (inv. 75) e alla Cleopatra (inv. 337), entrambe in collezione Borghese - al periodo romano. Tale parere, confermato da Andrea G. de Marchi (1994; Id. in Pietra dipinta 2000) e da ultimo da Michela Corso (2018a; Eid. 2018b), è qui condiviso. Il dipinto infatti mostra quei vocaboli tipici del pittore toscano visibili in altre sue opere, che provano la sua adesione ai modi di Raffaello, di Giulio Romano e del Parmigianino. Da questa sintesi, operata tra la Toscana, Roma e Napoli, nascono le sue eroine, tra cui questa Venere, caratterizzata da forme sinuose e levigate, il cui volto esprime una dolcezza velatamente malinconica.
Antonio Iommelli
Bibliografia
- E. e C. Platner, Beschreibung der Stadt Rom, III, Stuttgart 1842, p. 292;
- G. Frizzoni, Delle Pitture di Baldassarre Peruzzi e del giudizio portatone dal Sig. Cavalcaselle, in “Il Buonarroti”, 4-II, 1869, p. 39;
- G. Frizzoni, L’Arte Italiana del Rinascimento, Milano 1891, pp. 215-216;
- G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese, Roma 1891, p. 320;
- A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 80;
- G. Morelli, Della Pittura Italiana. Studi Storici Critici: Le Gallerie Borghese e Doria Pamphili in Roma, Milano 1897, pp. 131-133;
- J. A. Rusconi, Il Museo e la Galleria Borghese, Bergamo 1906, p. 35;
- B. Borenius, in J.A. Crowe, G.B. Cavalcaselle, A History of Painting in Italy, VI, London 1914, p. 29 (nota);
- W. W. Winthrop Kent, The Life and Works of Baldassare Peruzzi of Siena, New York 1925, p. 79;
- R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 186;
- N. De Cataldo, Baldassarre Peruzzi Pittore, Roma 1930, pp. 57-58;
- B. Berenson, Pitture Italiane del Rinascimento, Milano 1936, p. 379;
- P. della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, II, Roma 1959, pp. 43-44, n. 60;
- B. Berenson, Italian Pictures of the Renaissance-Central Italian and North Italian Schools, London 1968, p. 334;
- E. Bénezit, Dictionaire critique et documentaire des peintres, sculpteurs, dessinateurs et graveurs, Paris 1976, p. 244;
- R. Wiecker, Wilhelm Heinses Beschreibung romischer Kunstschatze Palazzo Borghese – Villa Borghese, (1781-83), Kopenhagen 1977;
- P. Leone de Castris, La pittura del Cinquecento nell'Italia meridionale, in La Pittura in Italia. Il Cinquecento, Milano 1988, p. 443;
- A. G. De Marchi, Dipinti e sculture dal XIV al XIX secolo, Galleria Gilberto Zabert, Torino 1994, cat. n. 5;
- P. Leone de Castris, Pittura del Cinquecento a Napoli: 1540 – 1573: fasto e devozione, Napoli 1996, p. 86;
- A. G. De Marchi, in Pietra dipinta: tesori nascosti del '500 e del '600 da una collezione privata milanese, catalogo della mostra (Milano, 2000-2001), a cura di M. Bona Castellotti, Milano 2000, pp. 60-61, n. 24;
- K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 35;
- A. G. De Marchi, a cura di, Daniele da Volterra e la prima pietra del 'Paragone', Roma 2014, p. 36 nota 11;
- M. Corso (a), Le opere e i giorni di Leonardo Grazia da Pistoia tra Lucca, Roma e Napoli, in "Proporzioni", I, 2018, pp. 56, 67 nota 100;
- M. Corso (b), Eros e Thanatos, Virtus e Voluptas. Leonardo Grazia da Pistoia e i dipinti dedicati a Lucrezia, in L'Autunno della Maniera. Studi sulla pittura del Tardo Cinquecento a Roma, a cura di M. Corso, A. Ulisse, Roma 2018, pp. 23, 25.