Venere e Amore sul mare
(Moneglia 1527 - El Escorial 1585)
Documentato in collezione Borghese nel 1693 con un'errata attribuzione al Pomarancio, il dipinto fu eseguito intorno al 1560 dal pittore ligure Luca Cambiaso. La tela rappresenta Venere, seduta di spalle sopra un'enorme conchiglia, mentre viene trasportata a riva da un delfino, in compagnia di suo figlio Amore, armato di arco e frecce. La posa insolita della dea che mette in evidenza le lunghe e sinuose gambe, la presenza del velo tenuto tra le mani e il colore lattiginoso della sua pelle sembrano evocare la figura di Leucotea, la "dea bianca" dalle belle caviglie, descritta nell'Odissea (V, 424-449) mentre emerge dalle acque per donare il velo sacro a Odisseo che, in balìa di una tempesta, riuscì a salvarsi grazie a questo inaspettato dono.
Scheda tecnica
Inventario
Posizione
Datazione
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
Misure
Cornice
Salvator Rosa, 130,5 x 123 x 12 cm
Provenienza
Roma, collezione Borghese, 1693 (Inventario 1693, Stanza VI, n. 15); Inventario, 1790, Stanza VI, n. 5; Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 25. Acquisto dello Stato, 1902.
Mostre
- 1927 Genova, Teatro Carlo Felice;
- 1938 Genova, Palazzo Reale;
- 1956 Genova, Palazzo dell'Accademia;
- 1962-1963 Dayton, Dayton Art Institute;
- 1962-1963 Sarasota, John and Mable Ringling Museum of Art;
- 1962-1963 Hartford, Wadsworth Atheneum;
- 1992 Genova, Esposizione Internazionale;
- 2005-2006 Firenze, Museo degli Argenti;
- 2007 Genova, Palazzo Ducale;
- 2008 Tokyo, The National Museum of Western Art;
- 2008-2009 Milano, Palazzo Reale;
- 2009 Kyoto, The National Museum of Modern Art;
- 2010 Tokyo, Metropolitan Art Museum.
Conservazione e Diagnostica
- 1876 Achille Morelli (pulitura e restauro del dipinto);
- 1992 Ivi Gabrielides (foderatura, pulitura, ridipinture, stuccature e reintegrazioni);
- 2009 Soprintendenza (restauro della cornice).
Scheda
Il dipinto è documentato in collezione Borghese a partire dal 1693 (Inv. 1693, St. VI, n. 15), descritto nell'inventario di quell'anno come "un quadro di cinque palmi in tela una Donna Nuda a sedere sopra un sasso con un panno bianco et un Amorino in tela". L'opera, assegnata erroneamente al Pomarancio (Inv. 1693), fu debitamente restituita a Luca Cambiaso nel 1760 (De Rinaldis 1937, p. 225) e segnalata negli elenchi fedecommissari del 1833 presso la "stanza delle Veneri" - insieme a Venere e Adone (inv. 317) e Amore in riposo (inv. 191) - dove è documentata sia nel 1859 che nel 1884 (Leonardi 2007).
La tela rappresenta Venere, seduta di spalle sopra un'enorme conchiglia, mentre viene trasportata a riva da un delfino, ritratta in compagnia di Amore, armato di arco e frecce (per un parere diverso cfr. Fiore 2005). La posa insolita della dea che mette in evidenza le lunghe e sinuose gambe, la presenza del velo tra le mani e il colore lattiginoso della sua pelle sembrano evocare la figura di Leucotea, la "dea bianca" dalle belle caviglie, descritta nell'Odissea (V, 424-449) mentre emerge dalle acque per donare il velo sacro a Odisseo che, in balìa di una tempesta, riesce a salvarsi grazie a questo inaspettato dono. Il suo corpo, che "par modellato sopra un esempio di Paolo [Veronese]" (Venturi 1893), mostra - secondo Adolfo Venturi - "la pienezza scultorea e la pittoresca mobilità di una fantasia barocca", in contrasto con una 'plastica durezza' (cfr. Magnani 1995), che conferisce alla composizione una certa rigidità. Come ha debitamente osservato Francesca Cappelletti (1996), con ogni probabilità Cambiaso si ispirò a esempi di pittura veneta, in particolare alle Susanne del Tintoretto per la posizione delle gambe e alle Veneri del Veronese per le proporzioni opulente del corpo della dea.
Il contrasto tra la robustezza del colore e la delicatezza di alcuni effetti, visibili secondo Andrea Leonardi (2007) sia nella Madonna col Bambino e santa Maria Maddalena (Genova, Palazzo Bianco), sia nelle due tele Borghese; unito ad alcuni caratteri di piacevolezza e di 'sprezzata facilità' (cfr. Magnani 1995), hanno permesso di collocare la tela intorno alla seconda maniera del pittore (Calì 1999), periodo in cui egli approfondì il ruolo della luce e il passaggio graduale degli effetti cromatici (Bologna 1956), osservando al contempo i modi dei maestri romani e veneti (cfr. Fiore 2005). La datazione del dipinto, fissata inizialmente da Manning e Suida tra il 1565-1568 (1958) e posticipata dagli stessi al 1568-1570 (Iid. 1962), fu spostata da Torriti (1970) tra il 1550-1565 e anticipata da Magnani (1995) al 1559. Secondo Kristina Herrmann Fiore (2005), invece, per il virtuosismo e l'atmosfera scherzosa della scena la tela è da situare intorno al 1560.
Antonio Iommelli
Bibliografia
- G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese, in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 94;
- A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 93, n. 123;
- E. Jacobsen, Le Gallerie Brignole-Sale De Ferrari in Genova, in “Archivio Storico dell’Arte”, II, 1896, p. 89;
- M. Labò, in Mostra Centenaria di Luca Cambiaso, catalogo della mostra (Genova, Teatro Carlo Felice, 1927), a cura di M. Labò, Genova 1927, p. 17, n. 4;
- R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 189;
- A. Venturi, Storia dell'Arte Italiana, IX, Roma 1933, p. 853;
- A. De Rinaldis, La Galleria Borghese in Roma, Roma 1937, p. 225;
- F. Garibaldi, Lo Scorza, il Magnasco ed altri pittori, Savona 1938, p. 7;
Mostra Pittori Genovesi del Seicento e del Settecento, catalogo della mostra (Genova, Palazzo Reale, 1938), a cura di M. Bonzi, O. Grosso, C. Marcenaro, Genova 1938, p. 16;
- A. De Rinaldis, Catalogo della Galleria Borghese, Roma 1948, p. 24;
- P. della Pergola, La Galleria Borghese in Roma, Roma 1951, p. 24;
- P. della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, I, Roma 1955, p. 72, n. 123;
- F. Bologna, Inediti di Pellegrino Tibaldi, in "Paragone. Arte", LXXIII, 1956, p. 29;
Luca Cambiaso e la sua fortuna, catalogo della mostra (Genova, Palazzo dell'Accademia, 1956), a cura di G. Fabretti e A.M. Gabrielli, Genova 1956, n. 24;
- B. Suida Manning e W. Suida, Luca Cambiaso, la vita e le opere, Milano 1958, pp. 147, 171;
- B. Suida Manning, scheda in Genoese Masters. Cambiaso to Magnasco 1550-1750, a cura di R. e
- B. Suida Manning, catalogo della mostra (Dayton, Dayton Art Institute, 1962), Dayton 1962, n. 11;
- P. della Pergola, L’Inventario Borghese del 1693 (II), in “Arte Antica e Moderna”, XXVIII, 1964, pp. 458, 466;
- P. Torriti, Luca Cambiaso, in La Pittura a Genova e in Liguria dagli inizi al ‘500, I, Genova 1970, p. 223;
- A. Coliva, a cura di, La Galleria Borghese, Roma 1994, p. 111, n. 54;
- L. Magnani, Luca Cambiaso: da Genova all’Escorial, Genova 1995, p. 92;
- F. Cappelletti, scheda in Immagini degli Dei. Mitologia e collezionismo tra Cinquecento e Seicento, catalogo della mostra, (Lecce, Fondazione Memmo, 1996-1997), a cura di C. Cieri Via, Milano 1996, p. 176, n. 31;
- M. Calì, La "seconda maniera" dei dipinti profani di Luca Cambiaso, in Omaggio a Fiorella Sricchia Santoro, in "Prospettiva", XCIII-XCIV, 1999, pp. 64-68;
- P. Moreno, C. Stefani, Galleria Borghese, Milano 2000, p. 246;
- K. Herrmann Fiore, scheda in Mythologica et Erotica: arte e cultura dall'antichità al XVIII secolo, catalogo della mostra (Firenze, Museo degli Argenti, 2005-2006), a cura di O. Casazza, Livorno 2005, p. 285, n. 160;
- K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 44;
- A. Leonardi, scheda in Luca Cambiaso: un maestro del Cinquecento europeo, catalogo della mostra (Genova, Palazzo Ducale-Galleria di Palazzo Rosso, 2007), a cura di P. Boccardo, F. Boggero, Cinisello Balsamo (Milano) 2007, pp. 250-251, n. 23;
- F. Lucantoni, scheda in La Venere di Urbino. Mito e immagine di una Dea dall'antichità al Rinascimento, catalogo della mostra (Tokyo, National Museum of Western Art, 2008), a cura di M. Sframeli, F. Paolucci, S. Watanabe, Tokyo 2008, p. 180, n. V-11 e pp. 267-268;
- L. Bartoni, in Galleria Borghese. The Splendid Collection of a Noble Family, catalogo della mostra (Kyoto, The National Museum of Modern Art, 2009; Tokyo, Tokyo Metropolitan Art Museum, 2010), a cura di C.M. Strinati, A. Mastroianni, F. Papi, Kyoto 2009, p. 140, n. 34.