Come ipotizzato dalla critica, è possibile che l'opera sia stata donata al cardinale Scipione Borghese da Raffaele Inviziati, vescovo di Zante e Cefalonia, nel 1624. Tradizionalmente riferito a Paolo Veronese, il dipinto fu con tutta probabilità prodotto sul finire del XVI secolo all'interno della sua bottega. Raffigura l'arcangelo Gabriele mentre annuncia a Maria la nascita di Gesù. Al centro, in un ambiente aperto sul paesaggio appare la colomba, simbolo dello Spirito Santo.
Salvator Rosa (cm 79,5 x 105,5 x 6)
Roma, collezione Raffaele Inviziati, 1624 (Caliari 1888; I. Rossi in Angeli 2010); Roma, collezione Borghese, 1693 (Inventario 1693, Stanza IV, n. 24; Della Pergola 1955); Inventario 1725, p. 182; Inventario 1790, Stanza VIII, n. 52; Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 35. Acquisto dello Stato, 1902.
Come suggerito da Isabella Rossi (in Angeli 2010), è probabile che il dipinto provenga dalla nobile raccolta di Raffaele Inviziati, vescovo di Zante e Cefalonia, che nel suo testamento, datato 1624, lasciò al cardinale Scipione Borghese 'una Nunziata, di mano di Paolo Veronese' (Calieri 1888, p. 230), opera identificabile - seppur con qualche dubbio - con la tela in esame.
Assente nel lacunoso inventario scoperto da Sandro Corradini (Id. 1998), il quadro è citato per la prima volta in casa Borghese nel 1693, descritto nelle carte borghesiane sei-settecentesche come opera di Paolo Veronese (Inv. 1693; Inv. 1725; Inv. 1790), ma confuso negli elenchi fedecommissari con un dipinto di Federico Barocci. Attribuito da Adolfo Venturi (Id. 1893) alla maniera di Giambattista Zelotti, tale nome, già rifiutato da Paola della Pergola (Ead. 1959) in favore di un 'anonimo della bottega di Paolo', fu definitivamente scartato anche da Terisio Pignatti che dal canto suo preferì parlare di ambito di Carletto Caliari, uno degli artisti più dotato, attivo nell'atelier veronesiano.
Tuttavia, come ampiamente ribadito dalla critica (Della Pergola 1955; Hermann Fiore 2006; I. Rossi in Angeli 2010), si tratta di un'opera di bottega, il cui prototipo va ricercato nell'Annunciazione delle Gallerie dell'Accademia di Venezia, dipinta nel 1578 per la Scuola dei Mercanti alla Madonna dell'Orto. Di fatto la presenza di diversi esemplari - tra i quali si segnalano l'Annunziazione di Palazzo Rosso di Genova (cfr. Piancastelli 1891) e un piccolo quadretto, già avvicinato al Veronese, datato agli inizi degli anni Ottanta (Pignatti-Pedrocchi 1991) - non lascia dubbi sulla nascita di questa composizione, eseguita al pari delle altre versioni tra il 1578-88 nella prolifica bottega veronese forse per far fronte alla numerosa richiesta di immagini sacre dipinte per scongiurare l'incedere delle peste (I. Rossi, in Angeli 2010). Infatti, come ha precisato Isabella Rossi (Ead.), la Vergine Maria veniva invocata non solo quale protettrice della città lagunare, bensì per il suo potere nel difendere gli uomini dalla febbre mortale.
Antonio Iommelli