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Base di Flavia Variana

Arte romana


La base, quadrangolare, è provvista di una modanatura nell’estremità inferiore e superiore; sui fianchi sono raffigurati gli utensili dei sacrifici rituali, una patera e una piccola brocca. L’iscrizione funeraria è dedicata a Flavia Variana, in onore del padre, Tito Flavio Crescente, liberto imperiale che aveva ben meritato presso la città. La scultura proviene dagli scavi Borghese del 1792 condotti dall’artista Gavin Hamilton nell’antica città di Gabii, sulla via Prenestina. Inquadrabile cronologicamente all’epoca Flavia, nel I d.C.


Scheda tecnica

Inventario
LXXXVa
Posizione
Datazione
I secolo d.C.
Tipologia
Materia / Tecnica
marmo di Luni
Misure
altezza cm 80; larghezza cm 68; profondità cm 40; altezza lettere cm 3,5
Provenienza

Proviene dagli scavi Borghese del 1792 a Pantano dei Grifi, sulla via Prenestina (Visconti 1797, p. 141, n. 5). Inventario Fidecommissario Borghese 1833, non citata in modo certamente riconoscibile ma forse corrispondente al cippo con sopra Apollo seduto (inv. II), C., p. 42, n. 12. Acquisto dello Stato, 1902.

Iscrizioni

FL(AVIAE) T(ITI) FI(LIAE) VARIAN(A)E

OB MERITA

CRESCENTIS

AUGUSTOR(UM) LIB(ERTI) PATRIS EIUS

QUI OMNES HONORES

MUNICIPI N(OSTRI) DELATOS SIBI

SINCERA FIDE GESSIT

DEC(URIONES) POPULUSQ(UE)

Conservazione e Diagnostica
  • 1996-97 Liana Persichelli

Scheda

La base proviene dagli scavi eseguiti, nel 1792, dall’artista e archeologo Gavin Hamilton nella tenuta Borghese presso Pantano dei Grifi, sulla via Prenestina, durante i quali viene individuata l’area del Foro dell’antica città di Gabii. Il Visconti, che nel 1797 pubblica le scoperte, corredate da una ricostruzione del monumento, vi pone alcune basi sormontate da statue, tra le quali la Cima, nel 2005, ipotizza si possa individuare la base Borghese (Visconti 1797, p. 141, n. 5; Cima 2005, pp. 51-52, nota 22). L’ingente quantità di sculture portate alla luce nelle ricerche indusse il principe Marcantonio Borghese a creare un Museo Gabino all’interno della Villa Pinciana nelle sale del Casino dell’Orologio. L’allestimento delle opere fu curato dall’architetto Antonio Asprucci (Cima 2003, pp. 131-144). Quando nel 1807 la collezione fu ceduta quasi interamente a Napoleone l’ara rimase di proprietà della famiglia Borghese; fu collocata, all’epoca della ricostruzione della raccolta, nel Portico, dove la cita il Nibby nel 1832 (pp. 35-36). Nel 1893 Venturi la ricorda esposta nella sua attuale collocazione nella sala II (p. 27).

La base, di forma quadrangolare, presenta una modanatura superiore formata da un listello, una gola dritta, un secondo listello e una gola rovescia mentre quella inferiore è composta da un listello, una gola rovescia e un secondo listello. Sui fianchi destro e sinistro si conservano i simboli rituali, la patera, una tazza per le libagioni, e un urceus, una piccola brocca. Sulla faccia anteriore si articola in otto righe l’iscrizione funeraria dedicata a Flavia Variana:

FL(AVIAE) T(ITI) FI(LIAE) VARIAN(A)E

OB MERITA

CRESCENTIS

AUGUSTOR(UM) LIB(ERTI) PATRIS EIUS

QUI OMNES HONORES

MUNICIPI N(OSTRI) DELATOS SIBI

SINCERA FIDE GESSIT

DEC(URIONES) POPULUSQ(UE)

Il basamento doveva verisimilmente sostenere la statua onoraria di Flavia Variana eretta, dai decurioni e dal popolo gabino, per celebrare i meriti distinti nell’esercizio delle funzioni pubbliche dal padre, Tito Flavio Crescente, liberto degli Augusti. La scultura è da inquadrare in epoca Flavia, nel I secolo d.C.

Giulia Ciccarello




Bibliografia
  • E.Q. Visconti, Monumenti Gabini della Villa Pinciana, Roma 1797, p. 141, n. 5.
  • A. Nibby, Monumenti scelti della Villa Borghese, Roma 1832, pp. 35-36.
  • Indicazione delle opere antiche di scultura esistenti nel primo piano della Villa Borghese, Roma 1840, p. 7, n. 28.
  • A. Nibby, Roma nell’anno 1838, Roma 1841, p. 910, n. 28.
  • Indicazione delle opere antiche di scultura esistenti nel primo piano del Palazzo della Villa Borghese, Roma 1854 (1873), I, p. 8, n. 37.
  • Corpus Inscriptionum Latinarum, XIV, 1887, 2807.
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 27.
  • P. Della Pergola, La Galleria Borghese in Roma, (3° Edizione) Roma 1954, p. 10.
  • R. Calza, Catalogo del Gabinetto fotografico Nazionale, Galleria Borghese, Collezione degli oggetti antichi, Roma 1957, p. 19, n. 224.
  • P. Moreno, Formazione della raccolta di antichità del Museo e Galleria Borghese, in “Colloqui del Sodalizio”, 1975-1976, p. 138.
  • P. Moreno, Museo e Galleria Borghese, La collezione archeologica, Roma 1980, pp. 13-14.
  • R. Lanciani, Storia degli scavi di Roma e notizie intorno le collezioni romane di antichità, V, Roma 1994, p. 35.
  • P. Moreno, C. Stefani, Galleria Borghese, Milano 2000, p. 188, n. 10b.
  • P. Moreno, A. Viacava, I marmi antichi della Galleria Borghese. La collezione archeologica di Camillo e Francesco Borghese, Roma 2003, pp. 169-170, n. 142.
  • M. Cima, Gabii. La scoperta di una città antica a Pantano Borghese, in Villa Borghese. I principi, le arti, la città dal Settecento all’Ottocento, a cura di A. Campitelli, Milano 2003, 131-144.
  • M. Cima, Gavin Hamilton a Gabii. Gli scavi settecenteschi di Pantano Borghese, in Villa Borghese. Storia e gestione, a cura di A. Campitelli, Roma 2005, pp. 43-55.
  • Scheda di catalogo 12/00147827, P. Moreno 1975; aggiornamento G. Ciccarello 2020.