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Candelabro con foglie di edera

Arte romana


Il candelabro è composto da vari frammenti tra i quali appare antico solo il tamburo decorato da baccellature concave e la cornice superiore. Tra il 1828 e il 1831 lo scultore Antonio D’Este ne effettua un importante restauro e la scultura viene collocata nella sala VI. Traferita nella sala I nel 1833, successivamente nel Portico dal 1854, risulta nella sua attuale collocazione nel Salone nel 1980.

Nonostante i massicci interventi moderni, il frammento antico sembra potersi inquadrare indicativamente tra il I-II secolo d.C.


Scheda tecnica

Inventario
XXX
Posizione
Datazione
I-II secolo d.C.
Tipologia
Materia / Tecnica
marmo bianco
Misure
altezza cm 270
Provenienza

Collezione Borghese, citata per la prima volta nella giardino della Villa Borghese in un disegno settecentesco di Percier e la Fontaine (1809, p. 18, tav. XX); presente nella sala VI dal 1832 (Inventario del 1832: Archivio Apostolico Vaticano, Archivio Borghese b. 458, n. 292); Inventario Fidecommissario Borghese (1833, C., p. 44, n. 48). Acquisto dello Stato, 1902.

Conservazione e Diagnostica
  • 1828-1831 Antonio d’Este (ricomposizione e integrazione di parti)
  • 1997 Giovanna Carla Mascetti

Scheda

Il candelabro è ritratto in un disegno settecentesco di Percier e Fontaine nel giardino della Villa Borghese, dinanzi al Tempio di Esculapio. La scultura appare provvista di un tamburo decorato da un fregio con girali di acanto utilizzato nell’Ottocento per la realizzazione di un secondo candelabro analogo (inv. I), esposto ancor oggi nel Salone (Percier, Fontaine 1809, p. 18, tav. XX). Nella sistemazione ottocentesca delle due sculture si decise infatti di reimpiegare in ciascuna alcuni pezzi antichi, provenienti forse da un unico monumento originario. Il restauro del candelabro, noto dai documenti, è affidato nel 1828 allo scultore Antonio D’Este, che ne effettua una pulitura e un’integrazione. L’intervento, stimato inizialmente per “60 scudi” ai quali nel tempo se ne aggiungeranno altri 300, è ultimato nel 1831 (Quinta Nota degli Oggetti antichi provenienti dalla Villa Borghese, n. 12: busta 8098, p. 128, n. 494; busta 7458, n. 11; busta 8099, p. 11, n. 107; Moreno, Sforzini 1987, pp. 363-365, 368). Nell’Inventario del 1832, al numero 292, la scultura risulta esposta nella Sala di Apollo, ovvero l’attuale sala VI (Archivio Apostolico Vaticano, Archivio Borghese b. 458); trasferita nella sala I l’anno successivo (Inventario Fidecommissario Borghese, 1833, C., p. 44, n. 48) risulta testimoniata nuovamente nella sala VI nel 1841 dal Nibby (p. 921, n. 1). Nell’Indicazione del 1854 il candelabro compare nel Portico (p. 7, n. 30) e, infine, nel Salone, sua odierna collocazione, dove è menzionato per la prima volta nel 1980 dal Moreno (p. 10).

Il candelabro è composto dall’unione di vari frammenti, tra i quali è da considerare antico il tamburo con scanalature e la cornice lavorata nel medesimo blocco. Il resto della composizione, con il fusto decorato da foglie e bacche di edera e da squame con terminazione a fiamme, il sottostante calice di foglie di acanto rovesciate, il plinto circolare e la cornice a meandro, la base inferiore con zampe leonine, è invece di fattura moderna.

L’esiguità del frammento antico non permette una puntuale lettura dell’originaria scultura che si inquadra indicativamente tra il I-II secolo d.C.

Giulia Ciccarello




Bibliografia
  • Ch. Percier, P.F.L. Fontaine, Choix des plus célèbres maisons de plaisance de Rome et de ses environs, Paris 1809, p. 18, tav. XX.
  • A. Nibby, Roma nell’anno 1838, Roma 1841, p. 921, n. 1.
  • Indicazione delle opere antiche di scultura esistenti nel primo piano del Palazzo della Villa Borghese, Roma 1854 (1873), I, p. 7, n. 30.
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 12.
  • P. Gusman, L’art décoratif de Rom de la fin de la République au IV siècle, II, Paris 1909, tav. XX.
  • G. Giusti, The Borghese Gallery and the Villa Umberto I in Rome, Città di Castello 1928, p. 26.
  • P. Della Pergola, La Galleria Borghese in Roma, (III Ed.) Roma 1954, p. 7.
  • P. Moreno, Museo e Galleria Borghese, La collezione archeologica, Roma 1980, p. 10.
  • P. Moreno, S. Staccioli, Le collezioni della Galleria Borghese, Milano 1981, p. 102.
  • H. U. Cain, Römische Marmor Kandelaber, Mainz 1985, p. 206, n. 24.
  • P. Moreno, C. Sforzini, I ministri del principe Camillo: cronaca della collezione Borghese di antichità dal 1807 al 1832, in “Scienze dell’Antichità”, 1, 1987, pp. 363-365, 368.
  • P. Moreno, C. Stefani, Galleria Borghese, Milano 2000, p. 43, n. 1.
  • P. Moreno, A. Viacava, I marmi antichi della Galleria Borghese. La collezione archeologica di Camillo e Francesco Borghese, Roma 2003, p. 106, n. 68.
  • Scheda di catalogo 12/01008344, P. Moreno 1976; aggiornamento G. Ciccarello 2020.