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Cantore appassionato

ambito veneto

Attribuito a Giorgione

(Castelfranco Veneto 1477 ca. - Venezia 1510)

Il dipinto è tradizionalmente considerato pendant del Suonatore di flauto, anch’esso tuttora in Galleria Borghese (inv. 130); entrambi sono citati da Manilli nel 1650 come opera di mano di Giorgione, la cui autografia non ha mai incontrato un consenso unanime da parte della critica. La tecnica pittorica sembra discostarsi dalla pennellata giorgionesca, inducendo alcuni ad ipotizzare un’esecuzione improntata allo stile del maestro, secondo un gusto caratteristico dei primi anni del Seicento. Per espressività e scelta dei costumi, i due concertisti sono esemplari di una tipologia di ritratto dal deciso accento caricaturale.


Scheda tecnica

Inventario
132
Posizione
Datazione
1507 circa
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su tela
Misure
cm 104 x 77
Cornice

Salvator Rosa (cm. 124 x 96 x 8) 

Provenienza

Roma, collezione cardinale Scipione Borghese; Inventario ante 1633, n. 43 (Corradini 1998, p. 450); Inventario 1693, Stanza III, nn. 30, 38; Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 25. Acquisto dello Stato, 1902.

Mostre
  • 1955 Venezia, Palazzo Ducale
  • 1960 Ottawa, National Gallery of Canada
  • 1986 San Pietroburgo, Hermitage
  • 1988 Sydney, Art Gallery of New South Wales
  • 1993, Parigi, Galeries Nationales d’Exposition du Grand Palais
  • 2000-2001 Roma, Palazzo Barberini
  • 2001-2002 Tokyo, Museum of Western Art; Roma, Scuderie del Quirinale
  • 2009 Castelfranco Veneto, Museo Casa Giorgione
  • 2009 Venezia, Palazzo Fortuny
  • 2024 Roma, Palazzo Barberini
Conservazione e Diagnostica
  • 1946 Carlo Matteucci
  • 1953 Alvaro Esposti e Gilda Diotallevi; ICR (indagini diagnostiche)
  • 2000 Editech (indagini diagnostiche)
  • 2001 OPUS Restauratori Consorziati; EMMEBICI (indagini diagnostiche)
  • 2023 Ars Mensurae di Stefano Ridolfi (indagini diagnostiche)

Scheda

Il Cantore appassionato è identificabile con uno dei quadri attestati per la prima volta nell’inventario del cardinale Scipione Borghese, databile al 1633 circa, alla voce “43. Doi quadri in tela di doi Buffoni uno in camiscia con un berettino rosso, l'altro con un casaccone trinciato et un ciufolo in mano cornice dorata, alto 4 largo 3, Giorgione” (Corradini 1998, n. 43), successivamente citati da Manilli (1650, p. 68) con la medesima descrizione; l’altro, anch’esso nella raccolta, corrisponde al Suonatore di flauto tradizionalmente considerato suo pendant (inv. 130). La descrizione di Manilli ben esemplifica il carattere dei due personaggi, rimandando ad una certa espressività caricata e all’abbigliamento accostabile a quello talvolta portato da pastori e soldati, più che da due musicanti di alta levatura.

Il Cantore, ritratto a mezzo busto, indossa una camicia bianca a scollo arrotondato e un ampio cappello di colore rosso; sulla spalla sinistra è poggiato un indumento giallo, probabilmente un mantello. Lo sguardo è rivolto verso lo spettatore, la testa leggermente inclinata all’indietro e la mano destra è portata al petto; l’espressione del volto, quasi trasognata, rivela il coinvolgimento emotivo del personaggio. Sullo sfondo compare una testa di orientamento orizzontale emersa nel 1953 durante un intervento di restauro, di qualità analoga a quella del protagonista della tela e considerata di stessa mano, che tuttavia è stata ricoperta in seguito ai successivi restauri. 

La paternità giorgionesca della coppia di dipinti, che perdura negli inventari Borghese fino a quello fedecommissario del 1833, in cui compare l’attribuzione a Giovanni Bellini, è ancora oggi discussa. Nel 1893 Venturi (p. 97) ha avanzato il nome di Domenico Capriolo, seguito da Berenson (1894, p. 91) e Fiocco (1829, pp. 124-125). È in particolare Longhi, dopo una temporanea deviazione in favore di Domenico Mancini, ad attirare l’attenzione sulle qualità giorgionesche dei due quadri in una comunicazione orale al direttore del Museo Borghese, seppur rilevando la qualità leggermente inferiore del Suonatore di flauto, forse a causa di numerosi rimaneggiamenti. L’autografia del maestro di Castelfranco Veneto, accolta da Della Pergola (1955, pp. 112-113, nn. 201-202), non trova una definitiva affermazione nella critica, seppure il filone giorgionesco rimanga dominante fino ai giorni nostri, come dimostrano i tentativi di ricondurre la paternità delle tele ad un imitatore (Robertson 1955) o all’artista seicentesco Pietro della Vecchia (Coliva 1994, pp. 56-58; Anderson 1996, p. 340; Herrmann Fiore 2006, tav. 130; per un riepilogo del dibattito attributivo si veda Dal Pozzolo 2009, pp. 442-444).

Evidentemente legate a doppio filo, si è ipotizzato che le due teste fossero originariamente parte di un’unica composizione, in particolare di un concerto a tre figure di mano di Giorgione che, su base inventariale, è noto essere presente nella collezione Vendramin negli anni Sessanta del Cinquecento (Della Pergola 1955, pp. 112-113, nn. 201-202). Tale ricostruzione, successivamente smentita, ha tuttavia lasciato emergere il legame delle due tele con il Concerto della collezione Mattioli (sull’argomento si veda Ballarin 1993, pp. 344-347; Dal Pozzolo 2009, cit.), ricondotto da taluni all’ultima fase di produzione giorgionesca e divenuto un termine di confronto imprescindibile per il dibattito critico intorno alla coppia Borghese, anche in termini stilistico-cronologici.

Pier Ludovico Puddu




Bibliografia
  • I. Manilli, Villa Borghese fuori di Porta Pinciana, Roma 1650, p. 68;
  • G. Roisecco, Roma ampliata, e rinovata, o sia nuova descrizione dell’antica, e moderna città di Roma, e di tutti gli edifizj notabili che sono in essa, Roma, ed.1750, p. 158;
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese in Archivio Galleria Borghese,1891, pp. 4-5;
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 97;
  • B. Berenson, The Venetian Painters of the Renaissance, New York 1894, p. 91;
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane. I, Galleria Borghese, «Vita Artistica», II, 1927, p. 14;
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, R. Galleria Borghese, Roma, 1928, pp. 87, 91, 190;
  • G. Fiocco, Pier Maria Pennacchi in “Rivista di Archeologia e Storia dell’Arte”, I, 1929, pp. 124-125;
  • J. Wilde, Die Probleme um Domenico Mancini, in Jahrbuch der Kunsthistorischen Sammlungen in Wien, 7, 1933, p. 112;
  • G. Lorenzetti, L.C. Planiscig, La collezione dei conti Donà delle Rose a Venezia, Venezia 1934, p. 17, nn. 59, 60;
  • W. Suida, Studien zu Palma in “Belvedere”, XII, 22, 1934-1935, pp. 100-101;
  • A. De Rinaldis, Catalogo della Galleria Borghese, Roma 1948, p. 21;
  • P. Della Pergola, La Galleria Borghese a Roma, Milano 1950, p. 10;
  • P. Della Pergola, La Galleria Borghese in Roma, Roma, 3a ed., 1954, pp. 27-35;
  • G. Fiocco, L. Grassi, F. Wittgens, Polemica su Giorgione, in “Scuola e Vita”, VIII, 1954, pp. 11-13;
  • C. Gamba, Il mio Giorgione, in “Arte Veneta. Rivista di storia dell’arte”, VIII, 1954, p. 177;
  • C. Gnudi, F. Zeri, Polemica su Giorgione, in “Scuola e Vita”, X, 1954, pp. 6-7;
  • R. Longhi, Polemica su Giorgione, in “Scuola e Vita”, IX, 1954, p. 13;
  • M. Gendel, Art News from Rome, in “Art News”, II, 1954, p. 48;
  • M. Valsecchi, La pittura veneziana, Milano 1954;
  • L. Coletti, Tutta la pittura di Giorgione, Milano 1955, pp. 66-67;
  • P. Della Pergola, Galleria Borghese. I dipinti, I, Roma 1955, pp. 112-113, nn. 201-202;
  • P. Della Pergola, Giorgione, Milano 1955, pp. 34, 48;
  • R. Pallucchini, Giorgione, Milano 1955, p. 9;
  • G. Robertson, The Giorgione Exhibition in Venice, in The Burlington Magazine, 97, 1955, p. 276;
  • P. Zampetti, in Giorgione e i giorgioneschi, catalogo della mostra (Venezia, Palazzo Ducale, 1955), a cura di P. Zampetti, Venezia 1955, pp. 66-67;
  • B. Berenson, Italian Picture of the Renaissance. Venetian School, I, New York, London 1957, p. 52;
  • Masterpieces of European Painting 1490-1840, lent by 22 Museums in Europe and America to mark the Inauguration of the New Building of the National Gallery of Canada, catalogo della mostra (Ottawa, National Gallery of Canada, 1960), a cura di R.H. Hubbard, Ottawa 1960, p. 28;
  • P. Della Pergola, L’Inventario Borghese del 1693 (I), in “Arte Antica e Moderna”, XXVI, 1964, p. 226;
  • C. Volpe, Giorgione, Milano 1964, p. 6;
  • R. Wittkower, L’Arcadia e il giorgionismo, in Umanesimo europeo e umanesimo veneziano, a cura di V. Branca, Firenze 1964, pp. 473, 484;
  • R. Pallucchini, Due concerti bergamaschi del Cinquecento, in “Arte veneta”, 1966, pp. 87-97;
  • E. Riccomini, Giorgione, Milano 1968, pp. 32-34;
  • T. Pignatti, Giorgione. Profili e saggi di arte veneta, Milano 1969, pp. 68, 132, nn. A47-A48;
  • R. Klein, La forme et l’intellegibile, Paris 1970, pp. 199-206;
  • L. Magugliani, Introduzione a Giorgione e alla pittura veneziana del Rinascimento, Milano 1970, pp. 118, 152;
  • G. Robertson, New Giorgione Studies, in “The Burlington Magazine”, 821, 1971, pp. 475-477;
  • G. Tschmelitsch, Zorzo, genannt Giorgione, der Genius und sein Bannkreis, Wien 1975, pp. 533-537;
  • L. Mucchi, Caratteri radiografici della pittura di Giorgione, Firenze 1978, p. 66;
  • A. Ballarin, Tiziano prima del Fondaco dei Tedeschi, in Tiziano e Venezia, Atti di convegno (Venezia 1976), Vicenza 1980, pp. 493-495;
  • A. Ballarin, Giorgione: per un nuovo catalogo e una nuova cronologia, in Giorgione e la cultura veneta tra ‘400 e ‘500. Mito, allegoria, analisi iconologica, Atti di convegno (Roma 1978), Roma 1981, pp. 27-28;
  • A. Ballarin, Giorgione e la Compagnia degli Amici: il doppio ritratto Ludovisi, in Storia dell’arte italiana, V, parte II, a cura di F. Zeri, Torino 1983, p. 520;
  • M. Lucco, Le cosiddette ‘Tre età dell’uomo’ di Palazzo Pitti, in Le ‘Tre età dell’uomo’ della Galleria Palatina, catalogo della mostra (Firenze, Palazzo Pitti, 1989), a cura di M. Lucco, Firenze 1989, pp. 11-12;
  • A. Ballarin, in Le siècle de Titien. L’age d’or del peinture à Venise, catalogo della mostra (Parigi, Galeries Nationales d’Exposition du Grand Palais, 1993), a cura di G. Fage, Paris 1993, nn. 30-31;
  • A. Coliva, Galleria Borghese, Roma 1994, pp. 56-58;
  • M. Lucco, Le siècle de Titien, in “Paragone”, XLV, 1994, pp. 36-37;
  • M. Lucco, Giorgione, Milano 1995, pp. 29-30, 126, 128, 132-135;
  • M. Lucco, Venezia 1500-1540, in La pittura nel Veneto. Il Cinquecento, I, a cura di M. Lucco, Milano 1996, pp. 48 e sgg;
  • J. Anderson, Giorgione, peintre de la “Brièvité poétique. Catalogue raisonné, Paris 1996, p. 340;
  • S. Corradini, Un antico inventario della quadreria del Cardinal Borghese, in Bernini scultore: la nascita del barocco in Casa Borghese, catalogo della mostra (Roma, Galleria Borghese, 1998), a cura di A. Coliva, S. Schütze, Roma 1998, n. 43;
  • M. Hochmann, Genre Scenes by Dosso and Giorgione, in Dosso’s Fate, a cura di L. Ciammitti, S.F. Ostrow, S. Settis, Los Angeles 1998, pp. 63-82;
  • T. Pignatti, F. Pedrocco, Giorgione, Milano 1999, pp. 208-209;
  • K. Herrmann Fiore, in Colori della musica. Dipinti, strumenti e concerti tra Cinquecento e Seicento, catalogo della mostra (Roma, Palazzo Venezia, 2000-2001), a cura di A. Bini, C. Strinati e R. Vodret, Milano 2000, pp. 130-133, nn. 11-12;
  • K. Herrmann Fiore, in Rinascimento. Capolavori dei musei italiani. Tokyo - Roma 2001, catalogo della mostra (Roma, Scuderie del Quirinale, 2001-2002) a cura di A. Paolucci, Milano 2001, p. 184, n. IV.1;
  • C. Stefani, in P. Moreno, C. Stefani, Galleria Borghese 2000, pp. 404, 409;
  • K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, tav. 130;
  • E.M. Dal Pozzolo, Giorgione, Milano 2009, pp. 346-350;
  • G. Fossaluzza, in Giorgione, catalogo della mostra (Castelfranco Veneto, Museo Casa Giorgione, 2009), a cura di E.M. Dal Pozzolo, L. Puppi, Milano 2009, pp. 442-444, nn. 51-52;
  • S. Ferrari, in Dosso Dossi. Rinascimenti eccentrici al Castello del Buonconsiglio, catalogo della mostra (Trento, Castello del Buonconsiglio, 2014), a cura di V. Farinella con L. Camerlengo e F. de Gramatica, Cinisello Balsamo 2014, pp. 72-75, n. 9;
  • G.C.F. Villa, Giorgione, Cinisello Balsamo 2021, pp. 240-241.