Il cratere, rinvenuto nella tenuta Borghese di Torrenova sulla via Casilina, si può considerare una delle più antiche sculture neoattiche di I secolo a.C. Sul corpo si snoda un fregio figurato ritraente la danza di tre figure femminili panneggiate e tre maschili, nude e armate, al cospetto di un Pan intento a suonare una siringa su una roccia. Una delle fanciulle è stata restaurata arbitrariamente come Apollo, così come la figura di Eros risulta pertinente ad un intervento posteriore. Il fregio, delimitato in alto da un motivo a onde continue, è esaltato da una preziosa composizione decorativa che si diffonde su tutto il vaso. Una modanatura a kyma lesbio continuo orna il piede e l’orlo, mentre un racemo di edera ne abbraccia il collo. Le doppie anse, di aspetto zoomorfo, sono composte dal collo e dal capo di un cigno e terminanti in una ricca voluta vegetale con rosetta all’interno.
Il cratere a volute si presenta riccamente decorato da baccellature nella parte inferiore e da una modanatura decorata a kyma lesbio continuo sul piede. La parte superiore è ornata da un fregio figurato scolpito, delimitato in alto da un motivo a onde continue. Sul collo corre un tralcio di edera sormontato da una modanatura a kyma lesbio continuo con palmette rovesce interne e l’orlo, sporgente, presenta un kyma ionico di ovuli e dentelli. Le doppie anse, di aspetto zoomorfo, si dipartono dalle baccellature che ricoprono la spalla e sono configurate a collo di cigno, terminanti in due volute decorate a rilievo da una rosetta.
Il fregio figurato sul corpo del cratere ritrae tre figure femminili e tre maschili, quasi su una scena, nell’atto di danzare al cospetto di un Pan, seduto su una roccia e intento a suonare una siringa. Le tre fanciulle, delle quali una arbitrariamente restaurata come Apollo, indossano lunghe e delicate vesti, mentre gli uomini sono raffigurati nudi e armati con elmo, scudo e spada. Anche la figura di Eros con arco è pertinente a un intervento di restauro. Le figure femminili si possono ascrivere al tema figurativo delle Ninfe danzanti (Hauser 1889, tav. II, nn. 34 e 36), diffuso nel repertorio decorativo dei rilievi votivi attici dalla seconda metà del IV secolo a.C. (Feubel 1935) e testimoniato soprattutto da esemplari provenienti da Atene (Walter 1923, p. 83, n. 176; Svoronos 1908, p. 577, tav. XCVII, n. 1879). Nel cratere Borghese le fanciulle rientrano, in particolare, nel motivo figurativo delle “tre danzatrici singole, panneggiate“ individuato da Werner Fuchs nel 1959 (Fuchs 1959, p.33, n. C6a) e che si ritrova inoltre testimoniato su due crateri, uno proveniente dalla colonia romana di Urbs Salvia nelle Marche e un secondo rinvenuto in una villa sull’Esquilino a Roma (Fabrini 2011).
L’iconografia delle figure maschili impegnate in una danza armata è riscontrabile in vari rilievi neoattici, tra i quali il rilievo conservato in Vaticano, al Museo Pio Clementino (Spinola 1999, pp. 235-236, n.66) nel quale sei guerrieri armati si mostrano in una sinuosa danza, la Pyrrica.
La compresenza dei due temi, maschile e femminile, esprime il carattere eclettico delle composizioni neoattiche operanti ad Atene nel I secolo a.C., a cui si può far risalire il cratere Borghese. Alla medesima produzione appartiene il Vaso di Sosibio conservato al Louvre, che presenta la stessa struttura compositiva e le medesime eleganti modanature decorative (Hauser 1889, pag. 7).
Giulia Ciccarello