Il rilievo raffigura un Erote alato incedente verso destra, con le gambe divaricate e sollevate dal suolo. La piccola figura sostiene con il capo chino un ricco festone traboccante di frutti e tenuto da nastri svolazzanti.
La lastra, ricordata nel 1650 e nel 1700 murata al centro della facciata del Teatro, nel secondo recinto del giardino, è ritratta, integra, in un’incisione del Piranesi nel 1778. Entrò a far parte della decorazione del Salone nell’ambito del riallestimento della Palazzina successivamente alla grande vendita della collezione di antichità a Napoleone Bonaparte nel 1807.
Si tratta del frammento di un sarcofago decorato con figure di Eroti ghirlandofori databile all’epoca adrianea, ispirato a prototipi ellenistici.
Collezione Borghese, nel 1650 è ricordato nel secondo recinto del giardino, murato al centro della facciata del Teatro (Manilli 1650, p. 153); nella Palazzina Borghese successivamente al 1832. Acquisto dello Stato, 1902.
Il rilievo è ricordato nel 1650 dal Manilli nel secondo recinto del giardino, murato al centro della facciata del Teatro: “è scolpito un putto alato, che sostiene due festoni di frutti» (p. 153). Nel 1700 il Montelatici ne conferma la collocazione e ne fornisce una descrizione più puntuale: “un putto alato, che con le spalle regge un festone di frutti” (p. 88). Nel 1778 si ritrova raffigurato in un’incisione ad opera di Giovanni Battista Piranesi in uno stato di conservazione migliore di quello attuale, con il bordo superiore, oggi visibilmente lacunoso, completo (Ficacci 2000, p. 620, n. 814).
Durante la riorganizzazione della collezione, operata a seguito della vendita napoleonica del 1807, la scultura deve essere stata integrata per adattarsi alla sua nuova destinazione come sovrapporta nel Salone.
La lastra raffigura un Erote alato che sorregge una ricca ghirlanda composta da frutti e sorretta da nastri. La piccola figura è ritratta di profilo, verso destra, con le gambe sollevate dal suolo e divaricate in aria, in un movimento che evoca un passo di danza. Le braccia sono alzate a tenere il pesante festone che si adagia sul capo chino. I festoni sono sorretti alle estremità da due applique circolari ornati da un fiocco da cui dipartono taenie svolazzanti. Il rilievo conserva di antico la parte centrale fino a metà dei festoni, il resto è integrato nell’intervento di epoca moderna.
La lastra è pertinente a un sarcofago ornato da Eroti ghirlandofori secondo un’iconografia ben diffusa in epoca ellenistica e della quale l’esemplare Borghese rappresenta una pregevole replica di epoca adrianea. Un pertinente confronto si può individuare con un rilievo analogo, proveniente dalla collezione Borghese, oggi conservato al museo del Louvre (Ma 306: Herdejürgen 1996, pl. 44, 1, n. 53). La Herdejürgen ritiene la scultura una rielaborazione barocca di motivi antichi; opinione considerata dal Moreno, che ne fornisce tuttavia un’ampia disamina stilistica (1997, pp. 494-495; Moreno, Viacava 2003, pp. 135-136, n. 101).
Giulia Ciccarello