Il fregio potrebbe essere riconducibile alla decorazione architettonica del Foro di Traiano, scavato nei primi dell’Ottocento. Il Nibby nel 1832 lo ricorda nella sala II della Villa Borghese. Il motivo vegetale decorativo a rilievo si compone dell’alternanza di palmette e fiori di loto uniti da tralci a spirali.
La scultura è inquadrabile all’epoca Traianea.
Collezione Borghese, citata per la prima volta nella sala II da Nibby nel 1832 (pp. 74-75, n. 4); Inventario Fidecommissario Borghese 1833, C., pp. 45-46, n. 67. Acquisto dello Stato, 1902.
Il fregio mostra una decorazione ad anthemion, a rilievo, composta dall’alternanza di fiori di loto e palmette. Le palmette si presentano in due varianti, una a undici lobi con spirali aperte, delle quali la prima coppia partendo dal basso è girata verso l’esterno; le altre verso l’interno. Il lobo centrale è a sezione convessa con una sola scanalatura centrale ben marcata. La seconda variante è costituita da undici foglie con lobi rivolti verso l’esterno e un nucleo rastremato verso l’alto, terminante in un piccolo germoglio. Il fiore di loto ha un calice costituito da due foglie con fiore centrale a quattro petali desinente inferiormente in un peduncolo e sormontato da cinque foglie stilizzate. I motivi sono uniti tra loro da tralci di spirali accostate, volte in alto. Lo schema decorativo rientra nelle tipologie ellenistiche diffuse in Asia Minore, come si riscontra in un frammento proveniente dal Tempio di Dioniso di Mileto (Rumscheid 1994, pp. 43-46, Tav. 97.3).
Il Nibby, che nel 1832 ricorda il fregio nella sua attuale collocazione nella sala II, individua una somiglianza per lo stile e per l’esecuzione con le decorazioni rinvenute nel Foro di Traiano (Nibby 1832, pp. 74-75, n. 4). In particolare il Moreno ipotizza che il frammento possa essere giunto alla raccolta Borghese durante gli scavi compiuti nei primi anni dell’800 nell’area del Foro e stabilisce un confronto pertinente con un elemento decorativo, proveniente dal medesimo monumento, nel quale si riscontra un’analoga alternanza dei tre motivi vegetali (Leon 1971, p. 64, Tav. 9, 1, 13; Moreno, Viacava 2003, pp. 172-173, n. 146A). La scultura è da inquadrare intorno al 112 d.C., data di inaugurazione del Foro di Traiano.
Giulia Ciccarello