Il fregio, ottenuto dalla giustapposizione di frammenti pertinenti a sarcofagi e monumenti diversi, presenta da sinistra un gruppo di tre Eroti, due con mantello intenti a contendersi una fiaccola e un terzo privo di mantello con la fiaccola sollevata. Al centro del rilievo tre Eroti forgiatori lavorano intorno all'incudine: uno seduto su uno sgabello tiene con la mano sinistra sull'incudine un oggetto e con la destra sollevata brandiva forse martello, gli altri due sollevano martelli con cui forgiano un’armatura. A destra, un gruppo di due inservienti o artigiani è intento a spostare degli oggetti accatastati sulla sinistra. La composizione è chiusa da un ultimo Erote con fiaccola, in pendant con il primo a sinistra.
Gli Eroti sono un motivo costante dell’arte ellenistica e romana; in particolare gli Eroti alati con fiaccola assunsero fin dall’età ellenistica specifici significati simbolici legati al mondo dei defunti; la scena di officina metallurgica, invece, rientra in un repertorio diffuso su sarcofagi di produzione urbana, destinati prevalentemente a fanciulli e bambini, e circoscritto alla tarda età adrianea-età antoniniana, cui è possibile ascrivere anche i gruppi con Eroti con fiaccola, mentre il rilievo con artigiani è ascrivibile a un orizzonte successivo.
Collezione Borghese (ante 1827); Inventario Fidecommissario Borghese 1833, C, p. 41, n. 154. Acquisto dello Stato, 1902.
Il fregio è ottenuto dalla giustapposizione di frammenti pertinenti a sarcofagi e monumenti diversi.
Per quanto concerne la porzione centrale, in particolare, essa era dapprima collocata nella “Prospettiva”, la facciata posteriore della villa Pinciana e venne affidata nel 1827 a Massimiliano Laboureur per il restauro. È probabilmente in tale occasione che i vari frammenti vennero assemblati su un'unica lastra, poi trasferita all’interno del Casino in occasione del nuovo allestimento della collezione voluto da Camillo Borghese.
Partendo da sinistra, si osserva un gruppo di tre Eroti pertinenti al fregio continuo del medesimo sarcofago: il primo, stante e vestito della clamide, ha la testa rivolta a sinistra, il tronco frontale, la gamba sinistra avanzata e stringe con l’arto sinistro la fiaccola. Al centro, il secondo Erote è proteso con il corpo verso il primo, ma colto nell’azione concitata di sottrargli la fiaccola, che genera il sollevamento della piccola clamide. Lo schema della composizione ricorda alcuni gruppi di Eroti nell’atto di sollevare e contendersi un’arma (solitamente la lancia) (cfr. Bonanno Aravantinos 1998, p. 81, tipo IV). Il volto paffuto dell’Erote centrale è rivolto al terzo personaggio, disposto in pendant con il corpo, ma privo di mantello e con la fiaccola sollevata.
Al centro del rilievo moderno si distingue una scena di officina metallurgica: un gruppo di tre Eroti forgiatori lavora intorno all'incudine. Mentre uno, seduto su uno sgabello, tiene con la mano sinistra sull'incudine un oggetto, forse uno schiniere, e con la destra sollevata brandiva probabilmente un martello, non conservato, gli altri due, in piedi di tre quarti, brandiscono martelli con cui forgiano l’elemento di armatura.
A destra, un gruppo di due inservienti o artigiani, di dimensioni notevolmente inferiori a quelle degli Eroti, è intento a spostare degli oggetti accatastati sulla sinistra. La composizione è chiusa da un ultimo Erote con fiaccola, in pendant con il primo descritto ma privo di clamide: è stante, il tronco frontale, il capo rivolto a destra; la gamba sinistra è avanzata, la destra lievemente aperta, mentre stringe con la destra la fiaccola.
Gli Eroti, frequentemente raffigurati nella forma di fanciulli alati, sono un motivo costante dell’arte ellenistica e appaiono spesso anche nell’arte romana in forma di Amorini, in particolare su sarcofagi e rilievi, impegnati in una serie di attività diverse, in scene di vita campestre, caccia, gioco o lotta. Inoltre, gli Eroti alati con fiaccola costituiscono un motivo iconografico diffusissimo nel mondo romano: rappresentati, in particolare, sui monumenti funerari, essi assunsero fin dall’età ellenistica specifici significati simbolici legati al mondo dei defunti. In particolare, la fiaccola rivolta verso l’alto doveva simboleggiare la fiamma accesa che accompagnava il defunto nell’oscuro viaggio nell’al di là, garantendo luce e protezione contro gli spiriti maligni e a livello escatologico doveva rappresentare la vittoria della vita sulla morte ed essere quindi garanzia e simbolo di immortalità. Nel tempo, tuttavia, l’Erote con fiaccola divenne un semplice motivo decorativo di maniera, privato dunque del significato allegorico (Francisi 2016).
Per quanto concerne il gruppo centrale, si tratta di una scena attestata in diversi sarcofagi a cassa parallelepipeda prodotti da botteghe urbane in cui si illustrano le diverse attività svolte dagli amorini nell'officina metallurgica, come fondere il metallo, forgiare le armi o trasportarle una volta completate (Bonanno Aravantinos 1998). Nei casi noti la scena è collocata generalmente a sinistra sulla fronte del sarcofago, occupato al centro da Eroti in volo che sorreggono un clipeo. Il clipeusmotiv ebbe grande successo nelle botteghe romane fra l’età antonina e il III sec. d. C. (Rodenwaldt 1943, p. 13; Koch, Sichermann 1982, pp. 238-241; Blanc, Gury 1986, pp. 982-983).
In particolare, il nostro frammento ha affinità con il sarcofago della collezione Del Nero di Firenze (Cracovia, Museo Nazionale, inv. DMNKCz 1955;1991) e di Macerata (Palazzo Compagnoni Marefoschi) (Bonanno Aravantinos 1998, pp. 86-88). Nei circa 20 esemplari noti del tipo, la destinazione prevalente – ma non esclusiva – è per sepolture di bambini o fanciulli.
In conclusione, mentre è possibile ascrivere alla tarda età adrianea- età antoniniana i gruppi con Eroti, osservazioni di carattere tecnico e stilistico, quale il pesante uso del trapano, suggeriscono una dazione in età severiana per il frammento di rilievo con artigiani.
Jessica Clementi