Erroneamente descritto negli inventari di casa Borghese come 'Veduta villereccia', questo dipinto raffigura l'Inverno che, al pari delle altre Stagioni, sempre di collezione Borghese, squaderna una serie di figure e attività correlate al periodo rappresentato, come la raccolta della legna. Ad enfatizzare l'atmosfera fredda e pungente, tipica di questa rigida stagione, oltre al paesaggio coperto di neve, si nota una famiglia di contadini stretta intorno al fuoco, tra i quali emergono una donna con il fuso e il mantice e un uomo in atto di scaldarsi i piedi.
Come nelle altre Stagioni bassanesche, anche in questa composizione ritorna il motivo di un brano biblico confinato sullo sfondo, in questo caso Cristo portacroce, la cui morte rimanda alle tenebre del male e all'inverno, tempo in cui, come Gesù, la natura muore per rinascere in primavera.
Una differente redazione di questo soggetto, riferita dalla critica all'ambiente bassanesco (inv. 9), si conserva tuttora in collezione Borghese.
Salvator Rosa (cm 154 x 209,5 x 9,2)
Roma, collezione Borghese, 1790 (Inventario 1790, Stanza I, n. 38); Inventario Fidecommissario, 1833, p. 39. Acquisto dello Stato, 1902.
La prima notizia di questo dipinto risale al 1790, quando l'opera fu elencata nell'inventario dei beni di casa Borghese come 'Scena villereccia, Bassano', descrizione ripresa nel 1833 dall'estensore del Fidecommisso. Riferita inizialmente a Jacopo Bassano (Venturi 1893; Arslan 1931), fu Roberto Longhi nel 1928 ad accostarla per la prima volta alla bottega di Leandro, ipotesi scartata sia da Paola della Pergola (1955), che considerando il dipinto una derivazione da un originale di Jacopo lo riportò dapprima nell'ambito di quest'ultimo, pubblicandolo infine come una copia; sia da Edoardo Arslan (1960), che lo ritenne prossimo ai modi di Girolamo Bassano.
Il dipinto, finora erroneamente interpretato come Scena campestre, raffigura invece l'Inverno, stagione a cui rimandano le diverse scenette rappresentate, come la raccolta della legna sulla sinistra, la famiglia di contadini stretta intorno al fuoco, la donna con il fuso e l’uomo seduto in atto di scaldarsi i piedi. A confermare questa pista la presenza sullo sfondo di un Cristo portacroce, un brano che analogamente ritorna sia nell'Inverno del Kunsthistorisches Museum di Vienna (Gemäldegalerie, inv. 4288), sia in una seconda redazione di tale soggetto sempre di collezione Borghese (inv. 9).
È probabile, inoltre, che al pari delle altre Stagioni di casa Borghese, anche questa tela si trovasse nel casino di Porta Pinciana nel 1650, quando Iacomo Manilli segnalò ai suoi lettori ben tredici opere, da lui genericamente assegnate all'ambiente bassanesco.
Antonio Iommelli