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L'adultera

Seguace di Pitati Bonifacio de' detto Bonifacio Veronese

(Verona 1487 - Venezia 1553)

Il dipinto è citato nella collezione a partire da un documento del 1613. Già ritenuta della mano di Tiziano, la tela è in realtà opera di un seguace di Bonifacio de’ Pitati. Nella composizione sono presenti caratteristici toni narrativi, desunti dalla pittura di cassoni e da suggestioni nordiche, verosimilmente assorbite attraverso il mezzo della grafica. Nell’uomo rivestito di corazza, presente nel gruppo sulla destra, si può ritrovare una citazione testuale dalla Pala di Castelfranco Veneto di Giorgione.


Scheda tecnica

Inventario
149
Posizione
Datazione
Seconda metà del XVI secolo
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su tela
Misure
cm 157 x 270
Provenienza

Roma, collezione Borghese, 1693 (Inventario 1693, Stanza III, n. 4); Inventario 1700, Stanza III, n. 38; Inventario 1790, Stanza III, n. 38; Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 23. Acquisto dello Stato, 1902.


Scheda

L’opera è identificabile con “il quadro dell’Adultera alto pmi 7 largo 10” per il quale Annibale Durante eseguiva una cornice nel 1613 (Della Pergola 1955), risultando accertabile in collezione Borghese a partire da questo momento.

Nell’inventario del 1693, in quelli del 1700 e del 1790, nonché nella guida di Pietro Rossini (ed. 1750), il dipinto compare sempre con un riferimento a Tiziano. L’Inventario Fidecommissario del 1833 lo indica come di scuola veneziana, mentre Morelli (1897) lo attribuiva a Bonifacio de’ Pitati. Tale proposta è stata rifiutata da Venturi (1893) e da Longhi (1928), il quale tuttavia la giudicava opera di un imitatore del pittore veronese “sotto l’influsso della grafia nordica”. Il parere di Longhi è stato accolto da Della Pergola (1955), la quale identificava l’Adultera nell’inventario del 1693 (1964).

Come già notato da Venturi, la figura di San Giorgio in armatura deriva dalla Pala di Castelfranco di Giorgione. L’ignoto seguace del de’ Pitati trae evidentemente spunto da modelli del maestro quali Il Cristo e l’Adultera della Pinacoteca di Brera (inv.gen.213) e la più tarda versione della Gemäldegalerie di Berlino (inv. 200), datate da Cottrell e Humfrey rispettivamente intorno al 1539-1542 e nel 1552 (Cottrell, Humfrey 2021, p. 373, cat. 111 e p. 408, cat. 180). L’artista ne rielabora il taglio compositivo orizzontale e l’ambientazione ispirata all’architettura classica, riproponendo una nuova versione del soggetto religioso, assai diffuso nella pittura veneta della prima metà del Cinquecento.

Elisa Martini




Bibliografia
  • P. Rossini, Il Mercurio errante delle grandezze di Roma, tanto antiche, che moderne, Roma 1750, I, p. 62
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese, in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 65
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 105
  • G. Morelli, Della Pittura Italiana. Studi Storici Critici: Le Gallerie Borghese e Doria Pamphili in Roma, Milano 1897, p. 243
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 192
  • P. della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, I, Roma 1955, pp. 107-108, n. 191
  • P. della Pergola, L’Inventario Borghese del 1693 (II), in “Arte Antica e Moderna”, XXVI, 1964, p. 113
  • R. Longhi, Edizione delle opere complete. II. Saggi e ricerche 1925-1928, 2 voll., Firenze 1967, I, p. 340
  • K. Herrmann Fiore, Museo e Galleria Borghese. Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 53
  • P. Cottrell, P. Humfrey, Bonifacio de’ Pitati, Treviso 2021