Il dipinto, documentato in collezione Borghese a partire dal 1790, fu eseguito da Alonso Berruguete, pittore spagnolo attivo a Roma dal 1508, dove ebbe modo di conoscere la pittura di Raffaello, Michelangelo e Leonardo, rielaborata alla luce delle prime esperienze manieriste fiorentine. Raffigura la Vergine Maria e sua cugina Elisabetta, ritratte in un paesaggio tipicamente fiorentino in compagnia di Gesù Bambino e del piccolo Giovanni Battista.
Cornice cinquecentesca decorata con foglie, pomi e palmette (cm 130 x 106 x 8)
Roma, collezione Borghese, 1790 (Inventario 1790, Stanza I, n. 12; Della Pergola 1959); Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 15. Acquisto dello Stato, 1902.
La provenienza di questo dipinto resta tuttora dubbia. Secondo un'ipotesi ormai superata di Paola della Pergola (1959), l'opera proverrebbe dalla raccolta del cardinale Antonio Maria Salviati, proprietario nel 1634 di un dipinto con analogo soggetto, descritto però nel relativo inventario senza il nome dell'autore. Tenendo conto, inoltre, che la quadreria Salviati confluì in quella Borghese solo nel 1794 (Costamagna 2001), non c'è più alcuna ragione nel continuare a percorrere la pista finora battuta dalla critica.
La prima informazione certa sulla tavola risale invece al 1790, anno in cui risulta elencata tra i beni di casa Borghese con un'attribuzione ad Andrea del Sarto, nome destinato a mutare nel corso dei secoli, passando da Fra' Paolino da Pistoia (cfr. Della Pergola 1959) a Bartolomeo della Porta (Venturi 1893), da Piero di Cosimo (Berenson 1932; Id. 1936; Gamba 1936-37) al Pontormo (Longhi 1928).
Nel 1953, riprendendo in mano l'argomento (cfr. Fontainebleau 1952), Roberto Longhi assegnò il dipinto ad Alonso Berreguete, artista spagnolo, attivo in Italia tra il 1508 circa e il 1518, periodo in cui ebbe modo di conoscere Raffaello, Leonardo e Michelangelo. Lo studioso, infatti, mettendo in rapporto il presente quadro con le aggiunte fatte dallo spagnolo alla pala dell'Incoronazione con quattro santi attualmente conservata a Parigi (Museo del Louvre; Vasari 1550 [1971]), non ebbe dubbi nel datare l'opera Borghese tra il 1508-10 e il 1514, parere confermato da Paola della Pergola (1959) e unanimemente accettato da tutta la critica (si vedano da ultimo Mozzati 2013; Hermann Fiore 2011).
Il dipinto raffigura Maria e sua cugina Elisabetta, ritratte in un paesaggio tipicamente toscano in compagnia di Gesù, rappresentato di profilo, e il piccolo Giovanni Battista. L'opera, un importante esempio della cultura tosco-romana del secondo decennio del XVI secolo, unisce sapientemente la plasticità scultorea michelangiolesca con la teoria dei contrasti figurativi di Leonardo e la grazia di Raffaello (palese a tal proposito è il debito con la Sacra famiglia di Monaco), mitigando la pittura liquida del Pontormo con la solidità d'impianto di Andrea del Sarto.
In seguito ad un importante restauro terminato nel 2011, che ha riportato in vita i colori brillanti e la resa di alcuni dettagli da tempo illeggibili, la tavola è stata datata al 1516-1517 (Mozzati 2013).
Antonio Iommelli