Il dipinto, acquistato a Roma nel 1818, risulta una copia autografa di una composizione di uguale soggetto realizzata dal pittore fiorentino Carlo Dolci. Raffigura la Vergine Addolorata, qui ritratta a mezza figura, con lo sguardo rivolto a terra, mentre indossa un pesante mantello blu da cui spunta la punta di un dito. La tristezza che tinge questo delicatissimo volto sembra evocare le parole spese nel 1660 dal decano pratese Valerio Inghirami che su questa raffigurazione scrisse "priva è di vita, e di chi vive è un'ombra" (Inghirami 1660; cfr. Bellesi 2015).
Cornice ottocentesca decorata con rosette angolari
Roma, acquistato per Camillo Borghese presso Ignazio Grossi, 1818 (Piancastelli 1891 in Arch. Gall. Borgh. AIV-4; Tarissi De Jacobis 2003); Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 13. Acquisto dello Stato, 1902 (rubata nel 1978).
Questo dipinto, raffigurante la Madonna cd. 'del dito', fu acquistato a Roma nel dicembre 1818, ceduto insieme a un Cristo di Carlo Dolci e a due altri dipinti dal mercante fiorentino Ignazio Grossi per la somma complessiva di 3000 scudi (Piancastelli 1891; Della Pergola 1955). A darne notizia fu Giovanni Piancastelli che nel 1891 nelle sue note manoscritte cita alcuni pagamenti conservati presso l'Archivio Borghese in Vaticano di cui ad oggi non si ha più traccia.
Come affermato da Paola della Pergola (1955), si tratta di una replica, forse autografa, del dipinto di uguale soggetto eseguito da Carlo Dolci nel 1678 (già Genova, coll. de Mari; attualmente a Londra, coll. privata; Baldassari 2015) di cui esistono numerose redazioni, tra le quali una conservata presso la Galleria degli Uffizi di Firenze (inv. P536; M. Chiarini in Catalogo degli Uffizi 1980) e un'altra presso la Galleria Corsini (Baldassari 1995; Ead. 2015). Queste ed altre versioni, spesso accompagnate dalla raffigurazione di un Ecce Homo - in questo caso da un Cristo sempre di Dolci, come conferma il documento ottocentesco - furono largamente ricercate sia per la loro accorata bellezza, sia per la forte immediatezza espressiva, una produzione a cui Carlo Dolci legò saldamente il proprio nome, sfornando una serie di immagini destinate alla devozione popolare, alcune delle quali riprodotte da molti suoi seguaci, tra i quali si annovera il fiorentino Bartolomeo Mancini (cfr. S. Benassai, in Bellesi 2015, p. 360, n. 86).
Un'incisione, probabilmente tratta dall'originale, fu eseguita da Gaetano Simoncini (Petrucci 1953; Della Pergola 1955).
Antonio Iommelli