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Martirio di San Sebastiano

Cresti Domenico detto Passignano

(Passignano 1559 - Firenze 1638)

Il rame, attribuito dalla critica a Domenico Cresti il Passignano, proviene con molta probabilità dal sequestro delle opere del Cavalier d'Arpino, sottratte nel 1607 al pittore accusato di detenzione illegale di arrmi da fuoco. L'opera rappresenta un momento insolito della Passio di Sebastiano, quando il corpo del martire, trafitto da frecce, viene deposto da tre uomini, uno dei quali ritratto mentre manovra la fune a cui è appeso il santo. La scena è rappresentata all'aperto, davanti a un albero che con la chioma nasconde il paesaggio sullo sfondo, di cui si intravede in lontananza un piccolo borgo turrito

Scheda tecnica

Inventario
341
Posizione
Datazione
fine secolo XVI
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su rame
Misure
cm 35 x 26
Cornice

Salvator Rosa  43 x 93,5 x 4 cm

Provenienza
(?) Roma, collezione Giuseppe Cesari detto il Cavalier d'Arpino, 1607 (Inv. 1607, n. 34; Della Pergola 1959); (?) Roma, collezione Scipione Borghese, 1607; Inv. 1693, Stanza IX, n. 102; Inv. 1700, Stanza IX, n. 14; Inv. 1790, Stanza II, n. 41; Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 39. Acquisto dello Stato, 1902.
Conservazione e Diagnostica
  • 1936 Augusto Cecconi Principi (pulitura e verniciatura)

Scheda

Questo rame proviene con buona probabilità dalla collezione di dipinti sequestrati nel 1607 dai fiscali di Paolo V al Cavalier d'Arpino, individuato dalla critica con il "quadretto in rame di un S. Bastiano senza cornice" registrato nel relativo inventario con il numero '34' (Della Pergola 1959). Entrato in collezione Borghese, l'opera è debitamente segnalata nel 1693 presso il palazzo di Campo Marzio, attribuita dall'estensore del documento al 'Martiniani', nome corretto genericamente nel 1700 in favore di uno dei due Zuccari e così segnalato sia nell'inventario del 1790, sia in quello fidecommissario del 1833. 

La corretta assegnazione al catalogo di Domenico Cresti è dovuta a Roberto Longhi (1928) dopo che il dipinto era stato erroneamente avvicinato da Adolfo Venturi (1893) a Simone Cantarini e descritto erroneamente da Giovanni Piancastelli nel 1891 come "Crocifissione di S. Andrea". L'attribuzione al Passignano, accolta favorevolmente da Aldo de Rinaldis (1935), fu confermata da Paola della Pergola nel 1959 e accolta positivamente da tutta la critica (Rozman 1974-1976; Nissman 1979).

Il rame rappresenta un momento insolito della Passio di Sebastiano, quando il corpo del martire, trafitto da frecce, viene deposto da tre uomini, uno dei quali ritratto mentre manovra la fune a cui è appeso il santo. La scena è rappresentata all'aperto, davanti a un albero che con la sua chioma nasconde il paesaggio sullo sfondo, di cui si intravede in lontananza un piccolo borgo turrito.

Secondo Simonetta Prosperi Valenti Rodinò (1984), quest'opera fu eseguita intorno al 1602-1603 contestualmente agli altri due dipinti Borghese - l'Annunciazione (inv. 189) e Cristo nel sepolcro (inv. 349) -, subito dopo l'arrivo del pittore nell'Urbe, dove si recò per adempiere a uno degli incarichi più prestigiosi della sua carriera: la Crocifissione di san Pietro per la basilica vaticana. Di fatto, il rame presenta uno schema compositivo dal forte gusto toscano, abbastanza antiquato se confrontato con le contemporanee realizzazioni romane. 

Il pittore ebbe modo di tornare su questo soggetto in più occasioni: un primo dipinto raffigurante il Seppellimento di san Sebastiano si conserva a Napoli presso il Museo di Capodimonte, un secondo con San Sebastiano ritrovato nella Cloaca Massima fu eseguito nel 1612 per il piccolo vano della cappella Barberini in Sant'Andrea della Valle a Roma, mentre tra il 1614-1616 il pittore è documentato nel cantiere della cappella dedicata a S. Sebastiano nella villa Aldobrandini a Frascati, dove eseguì diverse decorazioni - con ogni probabilità raffiguranti il martire romano - oggi perdute.

Antonio Iommelli




Bibliografia
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese, in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 475; 
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 167; 
  • G. Cantalamessa, Note manoscritte al Catalogo di A. Venturi del 1893, Arch. Gall. Borghese, 1911-1912., n. 341; 
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 209; 
  • A. De Rinaldis, La Galleria Borghese in Roma, Roma 1935, p. 20; 
  • P. della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, II, Roma 1959, p. 42, n. 58; 
  • K. Rozman, Painter Franc Kavčič/caucig and his drawings of old masterpieces, in “Zbornik za umetnostno zgodovino”, XI-XII, 1974-1976, pp. 57-58; 
  • J. Nissman, Domenico Cresti il Passignano, tesi di dottorato (Columbia University 1979), New York 1979, p. 366; 
  • S. Prosperi Valenti Rodinò, Cresti, Domenico, detto il Passignano, in Dizionario Biografico degli Italiani, XXX, 1984, ad vocem;
  • P. Moreno, C. Stefani, Galleria Borghese, Milano 2000, p. 34; 
  • K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 112.