Attestato in collezione Borghese a partire dal 1693, il dipinto è stato restituito dalla critica al catalogo di Paul Bril, eseguito negli stessi anni del Martirio di due frati domenicani (inv. 263), intorno all'ultimo lustro del secolo.
Il rame raffigura Cristo, immerso nel fiume Giordano, mentre riceve il battesimo da parte di Giovanni Battista. Ad arricchire la scena due angeli e, in alto a destra, una Predica del Battista.
Il dipinto è identificabile per la prima volta nell'inventario del 1693, in cui è segnalato dall'autore presso il palazzo di Ripetta come "un quadro di due palmi e mezzo in circa con Xpo che si battezza al Giordano con due angeli segnato dietro n. 363 in tavola con cornice dorata di Paolo Brilli". L'attribuzione al pittore fiammingo, ripetuta anche negli elenchi fedecommissari, fu condivisa da Giovanni Piancastelli (1891) ma rifiutata qualche anno dopo da Adolfo Venturi (1893) che avvicinò il rame a Jan Brueghel "dei Velluti" per la resa "di uccelletti, di fiori, di farfalle", seguito nel 1928 da Roberto Longhi. Nel 1959, Leo van Puyvelde riesumò il nome di Bril, riferendo l'opera alla sua prima maniera, parere condiviso appieno da Paola della Pergola (1959) e da Francesca Cappelletti (2006) che nel 2006 ha pubblicato il dipinto nella monografia sull'artista, riconducendolo all'ultimo lustro del secolo. Secondo la studiosa, infatti, il modo di "frappeggiare gli alberi" e di ambientare le scene narrative, tipico del pittore, conferma l'esecuzione del rame a questi anni, in cui si assiste a un'elaborazione del formato verticale, evidente anche nella produzione grafica.
Un'opera con lo stesso soggetto, monogrammato PB e segnalato come autografo dell'artista nel 1971 (Connaissance des Arts, Settembre 1971, p. 41), è stato giudicato dalla Cappelletti di scarsa qualità.
Antonio Iommelli