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Presepio

Vasari Giorgio

(Arezzo 1511 - Firenze 1574)

La tavola è ricordata in collezione Borghese a partire da Iacomo Manilli che nel 1650 la descrive come opera autografa di Giorgio Vasari. È probabile che si tratti della Natività di Gesù menzionata dallo stesso artista nella sua autobiografia, da alcuni identificata con la versione proveniente dalla collezione del cardinal Salviati, da altri con l'esemplare appartenuto a Pierantonio Bandini. Quale che sia la sua corretta provenienza, è certo che l'opera riscosse un chiaro successo presso i contemporanei, ammirata per l'alta qualità stilistica e per gli effetti creati dalla luce.


Scheda tecnica

Inventario
271
Posizione
Datazione
1546 ca.
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su tavola
Misure
cm 105 x 77
Cornice

Salvator Rosa (cm 119,5 x 85,5 x 7)

Provenienza

Roma, collezione Borghese, 1650 (Manilli 1650; Della Pergola 1959); Inventario 1693, Stanza IX, n. 27; Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 16. Acquisto dello Stato, 1902.

Conservazione e Diagnostica
  • 1903 - Luigi Bartolucci (supporto);
  • 1907 - Luigi Bartolucci (supporto);
  • 1951 - Augusto Cecconi Principi;
  • 1963 - Alvaro Esposti.

Scheda

La provenienza di questo dipinto resta ancora dubbia. L'opera, infatti, è attestata con certezza in collezione Borghese solo a partire dal 1650, anno in cui Iacomo Manilli (Id. 1650) la segnala presso il casino di Porta Pinciana con un sicuro riferimento a Giorgio Vasari. L'ipotesi di identificarla tra i beni di Olimpia Aldobrandini senior inventariati nel 1682 resta alquanto impraticabile (Della Pergola 1959), essendo il dipinto citato poco dopo, nel 1693, tra le opere conservate dai Borghese presso il loro palazzo di città (Inv. 1693). Risulta piuttosto difficile, infatti, immaginare che la tavola, già presso i Borghese nel 1650, passasse in casa Aldobrandini per poi ritornare in mano ai suoi primi proprietari.

Per quanto concerne la sua autografia, nonostante la corretta citazione di Manilli, il quadro perse fin da subito la sua paternità (Inv. 1693), avvicinato nel Fidecommesso (Inventario Fidecommissario 1833) a Gerrit van Hontorst, pittore a cui pensò - seppur alla lontana - anche Adolfo Venturi (Id. 1893). La riscoperta dell'autografia vasariana avvenne invece ad opera del Voss (Id. 1913). Lo studioso, infatti, fu il primo a riportare la tavola nel solco del maestro aretino, identificandola col dipinto con analogo soggetto eseguito dal pittore per Pierantonio Bandini, citato dallo stesso Vasari nelle sue Vite: "[...] ed a Pierantonio Bandini una Natività di Cristo, col lume della notte e con varia invensione" (Vasari 1565, ed. 1881). Seguendo tale ipotesi, la tavola sarebbe stata dunque eseguita a Roma poco dopo il 1553, parere e datazione accolti da Roberto Longhi (Id. 1928), Adolfo Venturi (Id. 1933) e Paola della Pergola (Ead. 1959).

A percorrere una strada diversa, ci pensò Paola Barocchi che nel 1964, rigettando la provenienza Bandini, identificò la composizione Borghese con la "Natività [...] contraffatta di notte" commissionata dal cardinal Salviati ed eseguita dall'artista intorno al 1546 (Barocchi 1964). Tale parere, ripreso anche da Laura Corti (Ead. 1989), non è stato mai più indagato dagli studi.

Antonio Iommelli




Bibliografia
  • G. Vasari, Vite de’ più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue a’ tempi nostri, Firenze 1550, ed. a cura G. Milanesi, VII, Firenze 1881, p. 695;
  • I. Manilli, Villa Borghese fuori di Porta Pinciana, Roma 1650, p. 97;
  • F. W. B. von Ramdohr, Ueber Malherei und Bildhauerarbeit in Rom für Liebhaber des Schönen in der Kunst, I, Leipzig 1787, p. 305;
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese, in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 403;
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 142;
  • H. Voss, Über einige Gemälde irnd Zeichnungen von Meistern aus dem Kreise Michelangelos, in “Jahrbuch der Königlich. Preussischen Kunstsammlungen”, XXXIV, 1913, pp. 306, 313;
  • H. Voss, Die Molerei der Spätrenaissance in Rom und Florenz, I, Berlin 1920, p. 278;
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 201;
  • A. Venturi, Storia dell'Arte Italiana, IX, Roma 1933, p. 374 (nota);
  • P. della Pergola, La Galleria Borghese in Roma, Roma 1951, p. 22;
  • P. della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, II, Roma 1959, p. 57, n. 83;
  • P. della Pergola, Gli Inventari Salviati, in “Arte antica e moderna”, X, 1960, pp. 197-198;
  • P. Barocchi, Vasari pittore, Firenze 1964, p. 30;
  • E. Rud, Giorgio Vasari Vater des europaischen Kunstgeschichte, Stuttgart 1964, p. 57;
  • E. Bénezit, Dictionaire critique et documentaire des peintres, sculpteurs, dessinateurs et graveurs, Paris 1976, p. 404;
  • L. Corti, Vasari. Catalogo completo dei dipinti, Firenze 1989, p. 67;
  • C. Stefani, in P. Moreno, C. Stefani, Galleria Borghese, Milano 2000, p. 344;
  • K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 91.