Ritratto d'uomo con i guanti in mano
(Ferrara 1501 - 1556 ca.)
Questo dipinto proviene dalla ricca collezione del Cavalier d’Arpino, sequestrata dai fiscali di Paolo V nel 1607. L'opera raffigura un uomo con un ricco abito che, insieme all’anello e all’esibizione di un guanto, attesta l'appartenenza dell'effigiato a una sfera sociale alta. Il ritratto, nato nel solco dell'esperienza della pittura veneta, mostra alcune soluzioni rivisitate in chiave ferrarese, lette in passato dalla critica in direzione di Girolamo Sellari, a cui l'opera era stata attribuita.
Scheda tecnica
Inventario
Posizione
Datazione
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
Misure
Cornice
Salvator Rosa cm 104 x 84,3 x 12,5
Provenienza
Roma, collezione Giuseppe Cesari detto il Cavalier d'Arpino, 1607 (Inventario Cavaliere d'Arpino 1607, n. 72); Roma, collezione Scipione Borghese, 1607; Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 56. Acquisto dello Stato, 1902.
Conservazione e Diagnostica
- 1952 Rocco Ventura;
- 1953 Jolanda Scalia Ventura (pulitura delle vecchie ridipinture sul vestito e fondo; ripresa del colore, verniciatura).
Scheda
Il quadro proviene dal sequestro della collezione appartenuta al pittore Giuseppe Cesari, detto il Cavalier d'Arpino, accusato nel 1607 dai fiscali di Paolo V di detenzione illegale di armi da fuoco. L'opera, infatti, è descritta nell'inventario di quell'anno come "Un quadro d'un ritratto d'un Dottore con li guanti in mano senza cornice". Rimasto sempre nella raccolta, questo ritratto fu erroneamente attribuito dall'estensore degli elenchi fedecommissari a Giovanni Battista Moroni (1833), attribuzione rivista da Bernard Berenson (1907) in favore di Paolo Farinati e scartata nel 1928 da Roberto Longhi che vide nell'opera "una interpretazione nordica dei modi tizianeschi" simile, secondo lo studioso, a quella di Jan Stephan van Calcar.
Dopo un accurato restauro finito nel 1953, Paola della Pergola (1955) riconobbe la mano di Girolamo da Carpi, a cui assegnò senza alcun dubbio il dipinto. Secondo la studiosa, infatti, la tela mostra caratteri veneti assorbiti dalla pittura ferrarese che insieme all'iconografia, lo stile e il rapporto tra immagine e fondo rimandano al catalogo del Sellari. Tale parere non venne però accolto da Amalia Mezzetti (1977) che nel 1977 escluse il dipinto dal catalogo del pittore, seguita di recente da Alessandra Pattanaro (2021).
Antonio Iommelli
Bibliografia
- F.M. Tassi, Vite de pittori, scultori e architetti bergamaschi, I, In Bergamo, Dalla Stamperia Locatelli, 1795, p. 168;
- J. Lermolieff, Kunstkritische Studien über Italienische Malerei. Die Galerien Borghese und Doria Pamphili in Rom, Leipzig 1890, p. 304;
- G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese, in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 48;
- A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 81;
- B. Berenson, Florentine Painters, New York-London 1907, p. 215;
- R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 186;
- H. Merten, Giovanni Battista Moroni, Marburg 1928, p. 112;
- G. Lendorff, Giovanni Battista Moroni, Winterthur 1933, p. 86, n. 102;
- D. Cugini, Moroni Pittore, Bergamo 1939, p. 322;
- P. della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, I, Roma 1955, pp. 47-48, n. 73;
- A. Mezzetti, Girolamo da Ferrara detto da Carpi, Milano 1977, p. 99, n. 127;
- P. Moreno, C. Stefani, Galleria Borghese, Milano 2000, p. 246;
- K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 36;
- A. Pattanaro, Girolamo da Carpi, Milano 2021 (opera non presente).