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Ritratto di Uomo

Attribuito a Sanzio Raffaello

(Urbino 1483 - Roma 1520)

Il personaggio, raffigurato con il busto in posizione frontale, con il capo impercettibilmente rivolto verso destra in contrasto con la direzione dello sguardo, indossa una veste nera. Il volto incorniciato dai lunghi capelli e sormontato dall’ampio berretto nero si staglia sull’azzurro del cielo, mentre il paesaggio sullo sfondo rimane appena visibile. L’opera, attribuita a Holbein nel fidecommisso del 1833, non si presentava nello stato attuale: il personaggio indossava un copricapo diverso e più ampio e una pesante casacca di pelliccia aperta su una camicia profilata da merletto. Attribuita dapprima a Perugino, quindi a Raffaello e Pinturicchio, la tavola è stata restaurata nel 1911 liberata dalle numerose sovrammissioni e ridipinture, che hanno fortunatamente preservato il volto e le sue straordinarie sfumature. Ancora oggi il soggetto, ritenuto autoritratto di Perugino o di Serafino Aquilano, non è stato identificato. Resta ancora aperto il dibattito, che divide sostanzialmente la critica relativamente sull’attribuzione a Raffaello o al suo maestro Pietro Perugino.


Scheda tecnica

Inventario
397
Posizione
Datazione
1502-1504
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su tavola
Misure
cm 46 x 31
Provenienza

Collezione Borghese, documentato nell’Inventario Fidecommissario Borghese 1833. Acquisto dello Stato, 1902.

Mostre
  • 1930 Londra
  • 1938 Belgrado
  • 1954-1955 Bruxelles, Palais des Beaux-Arts
  • 1983 Città di Castello
  • 1984 Roma, Palazzo Venezia
  • 1992 Torre dei Passeri, Castello Gizzi, Casa di Dante in Abruzzo
  • 2002-2003 Roma, Galleria Borghese
  • 2003-2004 Perugia, Galleriaa Nzionale dell’Umbria
  • 2006 Roma, Galleria Borghese
  • 2011 Forlì, Musei di San Domenico
  • 2011-2012 Monaco, Alte Pinakothek
  • 2012 Pechino, Museo Thien'an Men
Conservazione e Diagnostica
  • 1903 Luigi Bartolucci (disinfestazione)
  • 1911 Luigi Cavenaghi (restauro)
  • 1983 Sebastiano Sciuti, Corrado Maltese (diagnostica)
  • 2000 Dipartimento di diagnostica per immagini dell'European Hospital di Roma (diagnostica); Editech (diagnostica)
  • 2002 Elisabetta Zatti (restauro)
  • 2019 IFAC-CNR; Bruker Nano Analitics (diagnostica)

Scheda

Non si conosce la provenienza del dipinto. È possibile che sia identificabile con quello descritto in un inventario datato 1700 relativo ai dipinti collocati nell’appartamento terreno del principe Borghese presso il palazzo di Ripetta, che cita un ritratto “di Pietro Perugino dipinto da Raffaele” (De Rinaldis 1936; Della Pergola 1959). Ne è stata ipotizzata anche la possibile provenienza dalla collezione Aldobrandini (Della Pergola 1959; Barberini, in Raffaello nelle raccolte Borghese, 1984; Marcelli, in Perugino 2004; Zalabra, in Melozzo da Forlì, 2011 ) che appare tuttavia difficilmente associabile al riferimento del 1700, dato che la primogenitura Aldobrandini fu acquisita dal secondogenito Borghese solo dopo il 1767. Nel 1794 Vasi registra nei mezzanini del principe Aldobrandini a Palazzo Borghese “un ritratto, di Pietro Perugino” (Vasi 1794; Della Pergola 1959).

La tavola è identificabile con certezza solo a partire dal fidecommisso Borghese del 1833, dove venne inserita tra i capolavori di scuola fiamminga della collezione, come dipinto di Holbein insieme con un’altra tavola delle stesse dimensioni (rispettivamente sotto i nn. 18-19) oggi riferita a Hans Leonhard Schäufelein (inv. 287).

Nel 1869 Mündler (in Burckhardt 1869, p. 844), nelle note del Cicerone, propose l’attribuzione del ritratto al Perugino, ritenendo di trovarsi davanti a “un bellissimo autoritratto del maestro” e aprendo intorno al soggetto e all’autore della tavola un dibattito mai compiutamente risolto. La tavola all’epoca non si presentava con l’aspetto attuale: il personaggio indossava un copricapo diverso e più ampio e una pesante casacca di pelliccia aperta su una camicia profilata da merletto, come documentato nella foto del catalogo di Venturi (1893).

Nel 1885 Minghetti propose di riconoscere nel ritratto la mano Raffaello, ipotizzando che fosse Pinturicchio il soggetto in esso raffigurato. Giovanni Morelli (1897) con passo celebre in cui oltre a esaltare la vivacità degli occhi e lo splendore dell’incarnato, venivano rilevate le cattive condizioni della tavola, ne affermò con decisione l’attribuzione al maestro urbinate, condivisa dall’allora direttore della Galleria Giovanni Piancastelli, ma non recepita da tutta la critica del tempo, come ad esempio da Venturi (1893), che continuò a sostenere la paternità di Perugino.

Nel 1911 a causa dell’aspetto gravemente alterato della superficie pittorica del dipinto, ne venne avviato il restauro, affidato a Luigi Cavenaghi sotto la direzione di Giulio Cantalamessa. Nel corso dell’intervento vennero rimossi il copricapo, evidentemente più ampio della pittura sottostante, e la casacca di pelliccia. L’esito, sostanzialmente corrispondente alla situazione attuale, seppure di grande effetto, non si rivelò tuttavia dirimente rispetto all’attribuzione. Il giudizio di Cantalamessa si spostò in favore dell’autografia di Perugino, così come quello consolidatosi di Venturi (1913), anche se numerosi furono gli studiosi a sostegno della paternità di Raffaello: da Berenson (1932) a Longhi (1955), da Della Pergola (1959) a Fischel (1962), da Dussler (1966; 1971) a Herrmann Fiore (1992; 1997) e Ferino (1994), solo per citarne alcuni.

Problematica anche l’individuazione del soggetto che, dopo l’antica identificazione con l‘autoritratto del Perugino del Mündler, smentita dal ritratto del Collegio del Cambio di Perugia, e quella della raffigurazione del cantore Serafino Ciminelli, detto Serafino Aquilano (Venturi 1893), resta tuttora sconosciuta.

Benché compressa nella rigida frontalità accentuata dal piccolo formato, la straordinaria tridimensionalità della testa contrasta con potenza l’appiattimento indotto dalla tormentata veste suggerendo rimandi ai ritratti urbinati di Guidobaldo da Montefeltro ed Elisabetta della Rovere degli Uffizi, nonché agli echi della pittura fiamminga comuni a quel particolare contesto culturale.

Le indagini più recenti hanno del resto confermato l’altissima qualità del volto, che rimane la zona maggiormente risparmiata dalle ridipinture e dunque la più integra.

Nel tempo la tendenza della critica è apparsa in genere più favorevole ad attribuire il dipinto a Perugino (Scarpellini, 1984; Garibaldi, 1999; Meyer zu Capellen, 2008 Marcelli, in Perugino 2004; Pierini, 2023).

Tuttavia, benché non consueto rispetto ai dipinti giovanili di Raffaello, il confronto con le opere accertate del Vannucci quali il Ritratto di Francesco delle Opere (Firenze, Gallerie degli Uffizi, inv. 1890, n. 1700) e l’Autoritratto di Perugia (Nobile Collegio del Cambio) non sembra consentire di ritenere risolta la questione attributiva, considerato il rapporto strettissimo tra i due artisti e il comune contesto fortemente connotato da influssi d’oltralpe.

Marina Minozzi




Bibliografia
  • M. Vasi, Itinerario istruttivo di Roma o sia Descrizione generale delle opere più insigni di Pittura, Scultura e Architettura…, Roma 1794, to. II, p. 384
  • O. Mündler in J. Burckhardt, Der Cicerone. Eine Anleitung zun Genuss der Kunstwerke Italiens, Leipzig 1869, III, p. 844
  • G. Frizzoni, in Archivio Storico Italiano, 1879, IV-V, p. 270
  • F. A. Gruyer, Raphaël peintre de Portraits, Paris 1881, I, p. 181
  • F. Wickhoff, recensione a: J. A. Crowe, G. B. Cavalcaselle, Raphael: His Life and Works (1882), in Mittheilungen des Instituts für Österreichische Geschichtsforschungen, V, l, 1883, p. 180
  • M. Minghetti, Raffaello, Bologna 1885, p. 49
  • G. Morelli (J. Lermolieff), Le opere dei Maestri Italiani nelle Gallerie di Monaco, Dresa e Berlino (ed. italiana), Bologna 1886, p. 335
  • W. von Seidlitz, Einige Taufen Lermolieff’s, in Repertorium für Kunstwissenschaft, XIII, 1890, pp. 114-117, p. 115
  • W. von Seidlitz, Raphael und Timoteo Viti. Nebst einem Ueberblick über Raphael Jugendentwicklung, in Repertorium für Kunstwissenschaft, XIV, 1891, pp. 1-8 p. 7
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 191
  • H. Ullmann, recensione a: A. Venturi, II Museo e la Galleria Borghese (1893), in Repertorium für Kunstwissenschaft, XVII, 1894, p. 161
  • H. Koopmann, Raphaels Handzeichnungen in der Auffassung, Marburg 1897, pp. 483-485
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  • A. Oppe, Raphaël, 1909, pp. 36; 226
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  • U. Gnoli, Pietro Perugino, Spoleto 1923, p. 65
  • G. Gronau, I ritratti di Guidobaldo da Montefeltro e di Elisabetta Gonzaga in Firenze, in bollettino d’Arte,1925, II, IV, p. 452
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I: La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 216
  • A Commemorative Catalogue of the Exhibition of Italian Art 1930 (Edited by Lord Balniel and Kenneth Clark, in consultation with Ettore Modigliani), Oxford-London 1931, p. 135
  • F. Canuti, Il Perugino, Siena 1931, p. 80
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  • C. Gamba, Raphaël (tr. Alazard), Paris 1932, p. 30
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  • R. Alberti, T. Frizzi, M. Gironda, M. Occhipinti, T. Parsani, C. Seccaroni, Ritratto d’uomo: lettura delle mappe di concentrazione degli elementi ottenute con la tecnica MA-XRF, in Raffaello nella Galleria Borghese 2023, pp. 136-141
  • C. Cucci, F. Cherubini, M. Picollo, C. Seccaroni, Ritratto d’uomo: underdrawing, in Raffaello nella Galleria Borghese 2023, pp. 130-135
  • M. Minozzi, La Deposizione Borghese e un nuovo progetto di indagine di conservazione preventiva, in Raffaello nella Galleria Borghese. Nuove indagini e un progetto di conservazione programmata, a cura di M. Minozzi e S. Ciofetta, Cinisello Balsamo 2023, pp. 21-39, pp. 34-36