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Ritratto di Donna

Attribuito a Licinio Bernardino

(Venezia 1485 - post 1549)

L’opera rappresenta una giovane donna di ignota identità, raffigurata in abito scuro, con una cuffietta sul capo e un fazzoletto bianco tra le mani. Il dipinto è attestato nella collezione Borghese a partire dall’inventario del 1693, dove compare con l’attribuzione a Tiziano. Alla fine dell’Ottocento, Giovanni Morelli assegnò l’opera a Giorgione, nome ripreso da molti studiosi successivi che la ritennero autografa o di un seguace. Ad oggi l’attribuzione più convincente è quella a Bernardini Licinio, artista formatosi sull’arte di Giovanni Bellini e Giorgione e soggetto alle influenze della ritrattistica di Palma il Vecchio e Tiziano. L’opera è databile al secondo o terzo decennio del Cinquecento.


Scheda tecnica

Inventario
143
Posizione
Datazione
secondo/terzo decennio del XVI secolo
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su tela
Misure
cm 84 x 79
Cornice

Salvator Rosa cm 115 x 96 x 7

Provenienza

Inventario 1693, Stanza V, n. 4; Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 36. Acquisto dello Stato, 1902.

Conservazione e Diagnostica
  • 1924 Gualtiero De Bacci Venuti
  • 1933 Tito Venturini Papari
  • 1936 Carlo Matteucci
  • 2000 Enea (indagini diagnostiche)
  • 2008 Laura Cibrario; Fabiola Jatta (restauro completo e cornice)

Scheda

Il dipinto, di ignota provenienza, compare per la prima volta nell’inventario Borghese del 1693, descritto come “ritratto di una Donna che tiene un fazzoletto in mano del N. 60 con cornice dorata liscia intagliata di Tiziano”. Il quadro è stato poi individuato nel successivo elenco fidecommissario (1833) alla voce “Retratto, della scuola di Raffaelle, largo palmi 3; alto palmi 4 1/2”.

Nel catalogo della collezione redatto da Della Pergola (1955, pp. 114-115, n. 204), la studiosa definisce l’opera un vero e proprio rompicapo per i critici, in particolare dell’arte veneta, al cui ambito ne è stato spesso ricondotto l’autore. Morelli (1897, pp. 250-251) ne propone l’assegnazione a Giorgione, anche per via della cuffia di colore giallo-bruno sul capo della donna, che lo studioso mette in relazione alle prime di opere di Tiziano. Il nome è largamente condiviso, con alcune vistose eccezioni (Venturi 1913, pp. 259-260; Longhi 1928, p. 190), ma il riferimento all’artista o a un suo seguace permane almeno fino ai tardi anni Cinquanta del Novecento (per un riepilogo delle posizioni cfr. Della Pergola, cit.).

Attualmente l’attribuzione più convincente è quella a Bernardino Licinio, avanzata per la prima volta da Wickhoff, seguito da Fiocco (1941, p. 38), e ripresa più avanti da Pignatti (1969, p. 32; 1978, p. 138). Il nome di Licinio è accostato all’opera anche nei più recenti cataloghi della collezione Borghese (Stefani 2000, p. 275; Herrmann Fiore 2006, p. 50). Già Della Pergola (cit.), pur catalogando il dipinto sotto “seguace di Giorgione”, rilevava stringenti affinità con altre opere dell’artista, come il Ritratto di Ottaviano Grimani conservato al Kunsthistoriches Museum di Vienna.

I tratti di naturalismo e compostezza che caratterizzano la rappresentazione di questa donna dall’identità sconosciuta richiamano alla mente i protagonisti del Ritratto della famiglia del fratello, opera firmata e attestata nella collezione di Scipione Borghese fin dal 1613, tuttora conservata in Galleria (inv. 115). La giovane donna è raffigurata in un abito scuro, adornato da un merletto bianco sul bordo dello scollo, e i capelli raccolti nella cuffia. L’immagine è di estrema sobrietà, ma alcuni elementi, come il fazzoletto bianco e l’anello al dito della mano sinistra, lasciano ipotizzare che l’effigiata appartenesse ad un alto ceto sociale.

Pier Ludovico Puddu




Bibliografia
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 310;
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 101;
  • G. Morelli, Della Pittura Italiana. Studi Storici Critici: Le Gallerie Borghese e Doria Pamphili in Roma, (trad. G. Frizzoni) Milano 1897, pp. 250-251;
  • H. Cook, Giorgione, Londra 1900, p. 156;
  • E. Modigliani, The Borghese Museum and Gallery, in “The Connoisseur”, II, 1902, p. 184;
  • P. Landau, Giorgione, Berlin 1903, p. 66;
  • U. Monneret de Villard, Giorgione da Castelfranco, Bergamo 1904, pp. 44-45;
  • B. Berenson, The Venetian Painters of the Renaissance, 3a ed., New York-London 1906, p. 106;
  • G. Gronau, Kritische Studien zu Giorgione, in “Repertorium für Kunstwissenschaft”, XXXI, 1908, p. 426;
  • L. Justi, Giorgione, Berlin 1908, I, p. 137 ss.;
  • L. Venturi, Giorgione e il Giorgionismo, Milano 1913, pp. 259-260;
  • G. Dreyfous, Giorgione, Paris 1914, p. 45;
  • L. Justi, Giorgione, Berlin 1926, pp. 154, 328-329;
  • F. Heinemann, Tizian. Die zwei Ersten Jahrzehnte Seiner Künstlerischen Entwicklung, München 1928, p. 32;
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 190;
  • A. L. Mayer, Zur Giorgione-Tizian Frage, in “Pantheon”, X, 1932, pp. 375, 378;
  • B. Berenson, Pitture Italiane del Rinascimento (trad. E. Cecchi), Milano 1936, p. 143;
  • I. Jewette Mather, Giorgio da Castelfranco called Giorgione by G. M. Richter, in “The Art Bulletin”, XIX, 1937, p. 600;
  • D. Phillips, H.G. Dwight, The Leadership of Giorgione, Washington 1937, pp. 57, 142;
  • G. M. Richter, Giorgio da Castelfranco called Giorgione, Chicago 1937, pp. 204, 237;
  • G. Fiocco, Giorgione, Bergamo 1941, p. 138;
  • A. Morassi, Giorgione, Milano 1942, p. 185;
  • R. Longhi, Viatico per Cinque Secoli di Pittura Veneziana, Firenze 1946, pp. 25, 84;
  • B. Berenson, Metodo e Attribuzioni, ed. italiana a cura di R. Franchi, Firenze 1947, p. 121;
  • P. Della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, I, Roma 1955, pp. 114-115, n. 204;
  • T. Pignatti Giorgione, Venezia 1969, pp. 132-133, n. 49;
  • T. Pignatti Giorgione, Venezia 1978, p. 138;
  • A. Coliva (a cura di) La Galleria Borghese, Roma 1994, pp. 58-60;
  • C. Stefani, in P. Moreno, C. Stefani, Galleria Borghese, Milano 2000, p. 275, n. 12;
  • K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 50.