Il dipinto non è riscontrabile negli inventari prima di quello ottocentesco. La tavola, già ritenuta opera di bottega, è stata avvicinata alla Sacra Famiglia conservata nel Monastero Benedettino di Oxford, ritenuta il modello da cui è stata tratta la replica in collezione Borghese.
Collezione Borghese, Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 33. Acquisto dello Stato, 1902.
Nel catalogo dei dipinti della Galleria redatto da Paola Della Pergola (1955), la studiosa riconduce l’opera all’unica citazione dell’inventario fidecommissario dove viene censita un’opera di simile composizione, ovvero una «Madonna, Bambino e San Giuseppe, di Benvenuto Gherardo, largo palmi 3, oncie 2, alto palmi 2». La riconduzione ad un personaggio non coincidente con Garofalo, che però non è l’unica in riferimento ad opere ascritte a lui o ai suoi seguaci nella collezione (si vedano i dipinti accostati alla sconosciuta figura di Pietro Giulianello, invv. 235 e 244), potrebbe anche rimandare ad un precedente proprietario.
La tavola sembra essere una copia di un dipinto conservato nel Monastero Benedettino di Oxford (Russell 1972), sebbene presenti alcune piccole differenze compositive e un trattamento del chiaroscuro, assai pronunciato, che secondo alcuni la renderebbe maggiormente avvicinabile a dei prototipi dosseschi (Herrmann Fiore 2002).
La composizione ricalca la tipica Sacra Conversazione al modo veneziano, con le figure ritratte a mezzo busto, e rappresenta un momento molto intimo della famiglia, un’occasione di svago e di tranquillità offerta al piccolo Gesù insieme al padre, che lo sorregge e ne mostra inconsapevolmente le nudità allo spettatore trattenendolo per un lembo del lenzuolo bianco riccamente decorato sul bordo, e alla madre, la quale offre al suo bambino una rosa – suo simbolo tradizionale – per suscitare il suo interesse e stimolarne il gioco.
La critica si è divisa tra chi ne ha difeso l’autografia (Della Pergola 1955, Berenson 1968, Fioravanti Baraldi 1993) e chi ha ritenuto il dipinto opera di un seguace (Venturi 1893, Longhi 1928).
Lara Scanu