La tela, di provenienza ignota, è segnalata per la prima volta presso la collezione Borghese a partire dal 1833, attribuita dalla critica a Gian Domenico Cerrini, artista perugino attento alla maniera e alle forme di Cristoforo Roncalli, di Guido Reni e di Giovanni Lanfranco.
L'opera rappresenta la Vergine ritratta frontalmente con in braccio il piccolo Gesù che rivolge la sua attenzione al piccolo Giovannino, raffigurato di profilo alle sue spalle. Sulla destra, in una posizione di poco rilievo nell'economia della scena, appare il vecchio Giuseppe il cui volto, sfiorato delicatamente dalla luce, mostra i segni della senescenza.
Roma, collezione Borghese, 1833 (Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 21). Acquisto dello Stato, 1902.
La tela è attestata per la prima volta in collezione Borghese nel 1833, descritta negli elenchi fedecommissari come opera di Scipione Pulzone, nome scartato poco dopo da Adolfo Venturi (1893) che avvicinò il dipinto a Pietro Dandini. Nel 1924, Hermann Voss fece il nome di Gian Domenico Cerrini, ipotesi non condivisa da Roberto Longhi (1928) che cautamente riportò questa Sacra famiglia nell'orbita di un pittore "di scuola romano-bolognese verso il 1630", seguito da Paola della Pergola (1959). Ricondotta da Evelina Borea (1978) all'entourage cerriniano, l'opera è stata avvicinata con prudenza da Francesco Federico Mancini (2015) al periodo giovanile del maestro perugino, pubblicando la tela nel catalogo del pittore con un punto di domanda. In effetti, come ha debitamente notato lo studioso, il dipinto mostra una certa conoscenza delle opere di Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio aggiornate in chiave bolognese, in particolare con la Sacra famiglia con sant'Anna e san Giovannino della chiesa di San Carlo al Corso a Roma e con la tela con analogo soggetto in collezione privata a Piacenza. Del resto, lo stesso Longhi, pur non condividendo il nome di Gian Domenico proposto da Voss, accennò all'opera di un maestro di scuola romano-bolognese, il cui profilo ben aderisce alla formazione di Cerrini.
Antonio Iommelli