Il dipinto, proveniente forse da Bologna, fu acquistato dallo Stato nel 1912. Eseguito da Simone Cantarini intorno al 1642, rappresenta la Sacra famiglia con il piccolo Giovannino che teneramente bacia la mano di Gesù qui ritratto tra le braccia della madre. Questa composizione, permeata di una grazia di gusto reniano, risalta per un uso sapiente della luce che fa emergere dal fondo scuro le sagome dei quattro protagonisti, conferendo loro una certa umanità; da notare in particolare il volto del vecchio Giuseppe, solcato dai segni del tempo, e il bellissimo profilo della Vergine che mostra il capo coperto da un panno bianco avvolto a mo' di turbante.
(?) Bologna, collezione Locatelli, 1658 (Ambrosini Massari 1997-1998); (?) Bologna, collezione Tanarini da San Domenico, XVIII secolo (Mancigotti 1975); Roma, collezione Caterina Franchioro, 1912 (Della Pergola 1955). Acquisto dello Stato, 1912 (acquisto Franchioro).
Fatta acquistare per lire duemila da Corrado Ricci nel 1912, questa tela fu pubblicata per la prima volta da Giulio Cantalamessa (1913) il quale, sulla scia di Ricci, mise in evidenza l'indipendenza creativa dai modi di Reni manifestata da Simone Cantarini in quest'opera, di cui esiste una copia, conservata a Milano presso la Pinacoteca di Brera e giudicata qualitativamente e stilisticamente inferiore rispetto alla versione romana (cfr. Della Pergola 1955; Ambrosini Massari 1997-1998).
Nel 1969 Felton L. Gibbons rintracciava nel dipinto Borghese la maturazione di talune idee sviluppate precedentemente da Cantarini in alcuni suoi disegni, conservati a Princeton (University Art Museum, inv. 1990.159-134; Den Broder 1991) e raffiguranti la Sacra famiglia e il Riposo durante la fuga in Egitto, composizioni che mostrano quella soffusa grazia e tenerezza idilliaca di Maria e del piccolo Gesù, ritratto teneramente abbandonato tra le braccia della madre.
Secondo Mario Mancigotti (1975), il quadro di chiara "derivazione carraccesca" proverrebbe da Bologna, in particolare dalla collezione Tanarini da San Domenico, dove è segnalato nel Settecento da Marcello Oretti (BOBCA, Ms B 128, c. 440) insieme a un'incisione dell'opera che ben testimonia la fortuna del soggetto: "la B.V. à sedere in profilo tiene il Bambino Gesù à sedere in grembo, S. Gioannino che baccia una mano al Signore, e con il S. Giuseppe, la quale vedesi ancora alle Stampe intagliata dallo stesso Simone, la quale pittura, è delle scielte e ben conservate dell'Autore". Come ha proposto Anna Maria Ambrosini Massari (1997-1998), è molto probabile che la tela provenga dalla collezione Locatelli, dove nel 1658 è citato un quadro con analogo soggetto appartenente a uno dei parenti di quel Bernardino, protettore del Cantarini, che come afferma Malvasia (1678) "di casa sua l'aveva fatto padrone". Ciò assume una certa rilevanza se si considera che il bolognese era attivamente coinvolto nel mercato delle stampe, possedendo la traduzione incisoria di tutte le opere in sua collezione (cit.). Secondo la studiosa, inoltre, il dipinto Borghese fu esemplato sulla Sacra famiglia con santa Marta (Pesaro, Banca Popolare dell'Adriatico), un'opera giovanile dell'artista pesarese ancora permeata da qualche accento manierista, qui riproposta sotto una luce reniana, come in effetti suggerisce il ritmo calibrato della composizione. La Ambrosini Massari (cit.) infine ha proposto di avvicinare alla tela Borghese uno schizzo a penna con una Madonna col Bambino in grembo e san Giovannino che gli bacia la mano (Milano, Pinacoteca di Brera, inv. 495; Ambrosini Massari 1997); due altre varianti con lo stesso soggetto (Milano, Pinacoteca di Brera, inv. 88; Cellini 1997); e due fogli di Palazzo Rosso a Genova (invv. 1114, 1998).
Un'ulteriore versione del dipinto, proveniente da Chatsworth (collezione Devonshire), è stata rintracciata sul mercato antiquario londinese (Christie's, 28 novembre 1975, n. 17; Ambrosini Massari 1996-1997), mentre una stampa, incisa dallo stesso Cantarini e riprodotta da Bartsch (1819), è ricordata da Carlo Alberto Petrucci nel 1938.
Antonio Iommelli