Questo dipinto, identificato con una 'Testa' presente in Galleria nel 1693, è stato trafugato nel 1978. Raffigura una giovane donna, ritratta a mezzo busto, con il capo coronato di alloro mentre stringe una piccola palma nella mano destra. La presenza di questo attribuito e dell'aureola intorno al capo spinge senza alcun dubbio a identificare il soggetto con una Santa martire, eseguita nel secondo decennio del XVI secolo da un artista della cerchia leonardesca, con buona probabilità da Cesare da Sesto.
Roma, collezione Borghese, 1693 (Inventario 1693, Stanza III, n. 24; Della Pergola 1955); Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 21. Acquisto dello Stato, 1902 (trafugato nel 1978).
La provenienza di questa tavola rimane ignota. L'opera, infatti, è attestata in collezione Borghese solo a partire dalla fine del XVII secolo, identificata da Paola della Pergola (1955) con il quadruccio "[...] alto due palmi incirca in tavola con un mezzo busto di una Testa di una Santa del n. 63 con cornice dorata di mano di Leonardo da Venci" (Inv. 1693). L'attribuzione al grande Maestro, rivista dall'estensore dell'elenco fidecommissario (Inv. Fid. 1833) a favore dello 'Zuccari' - nome ripreso anche da Giovanni Piancastelli (1891) - fu scartata senza alcun dubbio da Adolfo Venturi (1893) che dal canto suo preferì cautamente parlare di opera di scuola fiorentina. Secondo lo studioso, infatti, il rosa sfumato e il verde chiaro delle vesti rimanderebbero a un ignoto artista sensibile ai modi di Santi di Tito.
Il primo ad attribuire il quadro a Cesare da Sesto fu William Suida (1929) che, muovendosi nel solco tracciato da Roberto Longhi, perfezionò il parere espresso dal collega che riferiva questa Santa Martire a un pittore di scuola lombarda (Longhi 1928). Tale pista, scartata poco dopo dal Berenson, secondo cui l'opera era stata dipinta da Andrea da Salerno (Berenson 1936), fu ripercorsa con successo da Paola della Pergola (Ead. 1955) e più tardi da Alessandro Vezzosi (in Leonardo e il leonardismo 1983) che avvicinando la composizione Borghese alle due versioni di un'Erodiade, conservate a Vienna e Londra, confermava il giudizio espresso dal Suida.
In assenza dell'opera, trafugata dalla Galleria nel 1978, si preferisce qui mantenere l'attribuzione al pittore leonardesco, già confermata nel 2006 da Kristina Herrmann Fiore.
Antonio Iommelli