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Statua di Dioniso

Arte romana


La scultura rappresenta un Dioniso/Bacco nudo di tipo giovanile, dalle forme slanciate e morbide, stante sulla gamba destra. L’iconografia attuale degli arti superiori è frutto di un fraintendimento del restauratore, che ha proposto il braccio destro piegato in avanti, con una coppa, e il sinistro appoggiato a un pilastro, mentre originariamente il braccio destro era abbandonato lungo il fianco e il sinistro piegato su un sostegno più alto; anche la testa è moderna. La statua rientra fra le creazioni eclettiche delle botteghe romane che attingevano a modelli tardoclassici ed ellenistici; in questo caso il tipo di riferimento è individuabile nel Dioniso di Woburn Abbey.

Esposta nel Seicento in una delle otto nicchie ricavate nel muro del giardino interno del Palazzo di città della famiglia Borghese, alla fine del Settecento venne spostata insieme alle altre sculture nella Villa Pinciana, dapprima all’esterno della porta che conduceva dal Giardino alla Sala VI, e successivamente, con il ripristino della collezione di antichità e il nuovo allestimento della Villa dopo la vendita delle opere di arte antica a Napoleone Bonaparte, nella sala IV, dove tutt’oggi è esposta.


Scheda tecnica

Inventario
CXXXIV
Posizione
Datazione
120-130 d.C.
Tipologia
Materia / Tecnica
marmo bianco
Misure
altezza senza plinto cm 157; parte antica cm 58
Provenienza
Collezione Borghese (Inventario della primogenitura di Giovanni Battista Borghese, 1610, n. 6). Inventario Fidecommissario Borghese 1833, c, p. 50, n. 124. Acquisto dello Stato, 1902. 
Conservazione e Diagnostica
  • XVI sec. torso di Dioniso integrato con arti, testa, attributi
  • 1828 Francesco Massimiliano Laboureur
  • 1995 CBC coop. a.r.l.

Scheda

La statua ricorre in pendant con il Dioniso CXXXXIII (sala IV) nelle incisioni del Perrier del 1638; come documenta l’incisione di Venturini della seconda metà del XVII sec., era esposta in una delle otto nicchie ricavate nel muro del giardino interno del Palazzo di città della famiglia Borghese ornato da Carlo Rainaldi. Alla fine del Settecento venne spostata insieme alle altre sculture nella Villa Pinciana; un acquerello di Percier a Parigi del 1786-91 ne attesta l’esposizione, insieme al Dioniso sopracitato, ai lati esterni della porta – oggi chiusa – che conduceva dal Giardino alla Sala VI. All’epoca dell’introduzione della scultura nella Palazzina, in occasione del ripristino del museo Borghese di antichità e del nuovo allestimento della villa, all’indomani della vendita delle opere della collezione a Napoleone Bonaparte, la statua venne sottoposta a una pulizia meccanica delle superfici, deteriorate dalla prolungata esposizione alle intemperie e collocata nella sala IV, all’interno di una nicchia che ricalca quella in cui era esposta a Palazzo Borghese.

La scultura, notevolmente integrata, rappresenta un Dioniso/Bacco nudo di tipo giovanile, dalle forme slanciate e morbide, stante sulla gamba destra, con la sinistra sensibilmente flessa all'indietro e poggiata sull’avampiede. Mentre l’integrazione degli arti inferiori, parzialmente conservati insieme al torso, riproduce la posa flessuosa della statua antica, in cui il sollevamento della spalla è bilanciato dallo spostamento in fuori dell’anca determinato dall’appoggio sul lato sinistro, l’iconografia attuale degli arti superiori è frutto di un fraintendimento del restauratore, che ha proposto il braccio destro piegato in avanti, con una coppa, e il sinistro appoggiato a un pilastro, rendendo meno evidente l’impostazione originaria della figura, in cui il braccio destro era abbandonato lungo il fianco e il sinistro piegato su un sostegno più alto. La testa moderna riproduce correttamente la posa originaria, inclinata a destra, e la capigliatura, di cui si conservano alcuni riccioli sul torso antico. 

L’iconografia del dio giovane ha origine in Grecia, dove si impone, sia nella pittura vascolare attica che nella scultura, a partire dal 425 a.C., divenendo predominante nella plastica di IV sec. a.C. e di età ellenistica. A partire dall’età augustea il soggetto ebbe poi enorme diffusione in tutto il mondo romano, su lucerne, gemme, monete, rilievi, mosaici e nella scultura, in particolare in contesti privati, dove i modelli scultorei greci vennero rielaborati e adattati con finalità decorative. La scultura Borghese rientra così fra le creazioni eclettiche delle botteghe romane che attingevano a modelli tardoclassici ed ellenistici; in questo caso il tipo di riferimento è individuabile nel Dioniso di Woburn Abbey (Gasparri 1986, p. 435, n. 120; Angelicoussis 2001, pp. 99-100 n. 12), generalmente considerato la replica più fedele di una creazione di IV sec. a.C., riferibile probabilmente alla cerchia prassitelica (Pochmarski 1974, pp. 94-101; Capaldi 2009, p. 134). Tra le sculture più vicine per l’iconografia si può ricordare il Dioniso a Palazzo Medici-Riccardi a Firenze (Saladino 2003, fig. 124). Il modellato fluido del torso antico fa propendere per una datazione della nostra statua all'età adrianea.

Jessica Clementi




Bibliografia
  • F. Perrier, Segmenta nobilium signorum et statuarum, Roma 1638, tav. 47. 
  • G. B. Falda, Le fontane di Roma nelle piazze, e luoghi publici della città, III, Roma 1691, tav. 12.
  • A. Nibby, Monumenti scelti della Villa Borghese, Roma 1832, p. 91.
  • Indicazione delle opere antiche di scultura esistenti nel primo piano della Villa Borghese, Roma 1840, p. 17, n. 13.
  • A. Nibby, Roma nell’anno 1838, Roma 1841, p. 919, n. 13.
  • Indicazione delle opere antiche di scultura esistenti nel primo piano della Villa Borghese
  • Roma 1854 (1873), p. 11, n. 15.
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 34.
  • G. Giusti, La Galerie Borghèse et la Ville Humbert Premier à Rome, Roma 1904, p. 27.
  • W. Helbig (a cura di), Führer durch die öffentlichen Sammlungen klassischer Altertümer in Rom, (3° Edizione), II, Tübingen 1913, p. 244.
  • P. Della Pergola, La Galleria Borghese in Roma, Roma 1954, p. 14.
  • R. Calza, Catalogo del Gabinetto fotografico Nazionale, Galleria Borghese, Collezione 
  • degli oggetti antichi, Roma 1957, p. 8, n. 25.
  • E. Pochmarski, Das Bild des Dionysos in der Rundplastik der klassischen Zeit Griechenlands, Wien 1974, pp. 94-101.
  • P. Moreno, Museo e Galleria Borghese, La collezione archeologica, Roma 1980, p. 16, fig.26.
  • P. Moreno, S. Staccioli, Le collezioni della Galleria Borghese, Milano 1981, p. 101, fig. a p. 87. 
  • L. De Lachenal, La collezione di sculture antiche della famiglia Borghese e il palazzo in Campo Marzio, in “Xenia”, 4, 1982, pp. 49-117, in part. pp. 61, 62, 96 (Appendice VI, n. 6).
  • C. Gasparri, s.v. Dionysos/Bacchus, in “Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae”, III,1 Zürich München 1986, p. 435, n. 120.
  • P. Moreno, C. Sforzini, I ministri del principe Camillo: cronaca della collezione Borghese di antichità dal 1807 al 1832, in “Scienze dell’Antichità”, 1, 1987, pp. 339-371, in part pp. 340, 361.
  • A. Gonzáles-Palacios, La stanza del Gladiatore, in “Antologia di belle arti”, 43, 1993, pp. 4-33, fig. 1.
  • H. Herdejűrgen, Antike und moderne Reliefs in der Villa Borghese, in “Archäologischer Anzeiger”, 4, 1997, pp. 480-503, in part., p. 481.
  • P. Moreno, C. Stefani, Galleria Borghese, Milano 2000, p. 132, n. 7.
  • E. Angelicoussis, The Woburn Abbey Collection of Classical Antiquities, Mainz 2001, pp. 99-100.
  • P. Moreno, A. Viacava, I marmi antichi della Galleria Borghese. La collezione archeologica di Camillo e Francesco Borghese, Roma 2003, pp. 203-204, n. 184.
  • V. Saladino, Un Bacco, un Apollo Saurottono e una coppia di Vittorie: quattro statue dei Riccardi finora non esposte al pubblico, in Stanze segrete raccolte per caso: i Medici santi, gli arredi celati = Secret rooms collected by chance: the Medici saints, the hidden treasures, a cura di C. Giannini, Firenze 2003, pp. 123-150.
  • Scheda di catalogo 12/00147900, P. Moreno 1975; aggiornamento G. Ciccarello 2021.