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Statua di fanciullo in veste di Apollo, con testa ritratto non pertinente

Arte romana


Di ignota provenienza, la statua è affidata per i restauri allo scultore Antonio d’Este nel 1828, in vista del successivo allestimento in sala I, fino al trasferimento nel 1888 nell’attuale ubicazione in sala III.  La statua, di piccole dimensioni, rappresenta un fanciullo nudo, stante sulla sinistra, con la destra avanzata; un mantello scende a coprire l’arto sinistro sollevato orizzontalmente, mentre il destro, restaurato in flessione, era originariamente abbassato lungo il corpo. L’identificazione con il dio del sole, Apollo, deriva da alcune affinità con il celebre Apollo nel Cortile del Belvedere, connotato come arciere. 

La scultura Borghese venne integrata con una testa ritratto di fanciullo non pertinente, che presenta i caratteristici stilemi della ritrattistica di età severiana, in particolare nel netto contrasto chiaroscurale fra superfici levigate del volto e morbidi capelli ricci lavorati con il trapano.


Scheda tecnica

Inventario
CXXI
Posizione
Datazione
II sec. d.C. (figura); II-III sec. d.C. (testa)
Tipologia
Materia / Tecnica
marmo bianco
Misure
altezza senza plinto cm 97, testa cm 16
Provenienza

Collezione Borghese (ante 1828; Archivio Apostolico Vaticano, Archivio Borghese, b. 1007, fasc. 301, n. 9); Inventario Fidecommissario Borghese, 1833, C, p. 45, n. 62 (sala I). Acquisto dello Stato, 1902.

Conservazione e Diagnostica
  • 1828, Antonio D’Este
  • 1918, Cesare Fossi
  • 1996-97, Consorzio Capitolino

Scheda

Di ignota provenienza, la statua è menzionata per la prima volta nel 1828 in uno dei due elenchi che accompagnano la quarta nota delle opere scelte per essere restaurate e collocate all’interno delle sale del Casino Borghese, che ospita la collezione rinnovata all’indomani della vendita di sculture a Napoleone Bonaparte. La statua, identificata come Apollo, è affidata per i restauri allo scultore Antonio d’Este; gli interventi sono descritti nella quinta nota dei restauri: “fattoci il naso, tutte le dita alla mano manca, ben pulita e patinata” (Archivio Apostolico Vaticano, Archivio Borghese, busta 1007, fasc. 301, n. 9; Moreno, Sforzini 1987, pp. 361, 363). Collocata dapprima in sala I, nel 1888 viene trasferita in sala III al posto della Musa Melpomene di Monte Calvo, spostata al piano superiore in previsione della vendita. 

La statua, di piccole dimensioni, rappresenta un fanciullo nudo, stante sulla sinistra, con la destra avanzata; un mantello scende a coprire l’arto sinistro sollevato orizzontalmente, mentre il destro, restaurato in flessione, era originariamente abbassato lungo il corpo. L’identificazione con il dio del sole, Apollo, deriva da alcune affinità – nella ponderazione, nell’estensione laterale del braccio sinistro e nell’originario abbassamento del destro oltre alla direzione del capo – con il celebre Apollo nel Cortile del Belvedere (Musei Vaticani, Museo Pio Clementino, inv. 1015), divenuto con Winckelmann paradigma della “nobile semplicità e quieta grandezza” dell’arte greca, il cui archetipo è stato associato all’opera dello scultore ateniese Leocares (360-320 a.C.), riconoscendovi l’immagine di Apollo Pythios menzionata da Pausania (I.3.4) che insieme all’Apollo Patroos e all’Alexikakos era disposta dinnanzi al tempio di Apollo Patroos, sul lato occidentale dell’agorà di Atene (sul tipo, si vd. Simon 1984, pp. 381-382, n. 57; Angelicoussis 2017, pp. 99-105). Alcuni calchi in gesso dell’opera di età augustea provenienti da Baia rivelano che l’Apollo Pythios era rappresentato in età prepuberale, privo di peli pubici, coerentemente con quanto narrato nell’Inno omerico ad Apollo, che colloca la battaglia con il drago Pitone nei primi giorni di vita del dio (M.A. Campi Flegrei, Bacoli, inv. n. 174.493).

Nella statua vaticana il dio avanza verso destra dopo aver ucciso Pitone, arrotolato sul tronco a sinistra, completamente nudo e porta un mantello che ricade sul braccio sinistro: originariamente stringeva nella sinistra un arco e probabilmente una freccia nella destra. Moreno suggerisce che l’assenza del balteo nella statua Borghese possa indirizzare piuttosto all’identificazione con l’Apollo Hylàtes (o Silvano) venerato a Cipro, la cui iconografia è attestata solo da documenti numismatici che ritraggono il dio con una pietra nella destra e l’arco nella sinistra (Moreno, Viacava 2003). 

La scultura Borghese è completata da una testa ritratto di fanciullo non pertinente. Il volto, dalla struttura marcata, largo alle tempie, presenta grandi occhi sporgenti; le iridi e le pupille, rivolte verso l’alto, sono incise a pelta. Il modellato delle guance è levigato e uniforme, la bocca è piccola e carnosa. La folta chioma di morbidi riccioli inanellati, spioventi sulla fronte e realizzati con il trapano, è trattenuta da un copricapo liscio, creando un netto contrasto chiaroscurale e suggerendo una datazione al periodo a cavallo fra la fine del II e gli inizi del III sec. d.C., con una vaga allusione ai ritratti infantili di Geta e Caracalla (Napoli, Mann, inv. 6082).

Jessica Clementi




Bibliografia
  • Indicazione delle opere antiche di scultura esistenti nel primo piano della Villa Borghese, Roma 1840, p. 11, n. 6.
  • A. Nibby, Roma nell’anno 1838, Roma 1841, p. 914, n. 6.
  • Indicazione delle opere antiche di scultura esistenti nel primo piano della Villa Borghese, Roma 1854 (1873), p. 13, n. 13.
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 31.
  • G. Giusti, La Galerie Borghèse et la Ville Humbert Premier à Rome, Roma 1904, p. 25.
  • P. Della Pergola, La Galleria Borghese in Roma, Roma 1954, p. 12.
  • R. Calza, Catalogo del Gabinetto fotografico Nazionale, Galleria Borghese, Collezione degli oggetti antichi, Roma 1957, p. 15, n. 159.
  • P. Moreno, Museo e Galleria Borghese, La collezione archeologica, Roma 1980, p. 15.
  • P. Moreno, S. Staccioli, Le collezioni della Galleria Borghese, Milano 1981, p. 102, fig. a p. 90.
  • E. Simon, s.v. Apollon, in “Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae”, II, 1 Zürich und München 1984, pp. 381-382, n. 57.
  • P. Moreno, C. Sforzini, I ministri del principe Camillo: cronaca della collezione Borghese di antichità dal 1807 al 1832, in “Scienze dell’Antichità”, 1, 1987, pp. 339-371, in part. pp 361; 363.
  • P. Moreno, Le sculture antiche nella stanza di Apollo e Dafne, in Apollo e Dafne del Bernini nella Galleria Borghese, a cura di K. Herrmann Fiore, Milano 1997, pp. 41-61, in part. pp. 45, 60, fig. 6.
  • P. Moreno, A. Viacava, I marmi antichi della Galleria Borghese. La collezione archeologica di Camillo e Francesco Borghese, Roma 2003, pp. 196-197, n. 178.
  • E. Angelicoussis (a cura di), Reconstructing the Lansdowne Collection of Classical Marbles, II, Munich 2017.
  • Scheda di catalogo 99000056, G. Ciccarello 2021