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Statua femminile ammantata restaurata come Flora

Arte romana


La statua, probabilmente in origine con funzione ritrattistica, rappresenta una figura muliebre con indosso un lungo chitone e mantello, poi restaurata nell’Ottocento come Flora con l’aggiunta di una testa moderna. Il panneggio richiama elementi tipici della produzione scultorea tardo-classica e proto-ellenistica, suggerendo una probabile elaborazione dello schema iconografico in ambiente microasiatico, dove si trovano confronti puntuali.

Segnalata fra gli oggetti venuti da Frascati, non è possibile stabilire se provenga dagli scavi eseguiti in località Vigna Lucidi o Cocciano o, ancora, se rientrasse fra i materiali già trasportati presso la Villa Mondragone.


Scheda tecnica

Inventario
LXVIII
Posizione
Datazione
160 d.C. ca.
Tipologia
Materia / Tecnica
marmo di Luni
Misure
altezza senza plinto cm 144
Provenienza

Collezione Borghese, da Frascati (ante 1827); Inventario Fidecommissario Borghese 1833, C, p. 44, n. 43 (sala I). Acquisto dello Stato, 1902.

Conservazione e Diagnostica
  • 1827, Francesco Massimiliano Laboureur: la parte inferiore dell’avanbraccio sinistro con la mano che stringe i fiori, l’orlo superiore del mantello e la parte superiore del torso, da sopra i seni, inclusa la testa moderna.
  • 1996/97, Consorzio Capitolino

Scheda

La statua è segnalata da Gozzani, ministro di casa Borghese incaricato di curare l’allestimento della collezione di famiglia all’indomani della vendita di antichità a Napoleone Bonaparte, fra gli oggetti venuti da Frascati; non è possibile stabilire se dagli scavi eseguiti in quegli stessi anni in località Vigna Lucidi o Cocciano o, ancora, se rientrasse fra i materiali già trasportati presso la Villa Mondragone. Nel 1827 venne assegnata a Francesco Massimiliano Laboureur per i restauri che la connotarono come Flora.

La statua rappresenta una figura muliebre panneggiata stante sulla gamba sinistra, mentre la destra, libera e scartata di lato, è leggermente flessa al ginocchio e portata indietro; la ponderazione determina una lieve inclinazione del torso, con l’anca sinistra più alta della destra. La figura indossa un lungo chitone con sopra un himation; la tunica, di cui si intravede l’ampia scollatura tondeggiante, scende fino a terra, lasciando scoperte le punte dei piedi, ed è mossa da pieghe sottili e pesanti, che assecondano lateralmente il movimento delle gambe. L’ampio himation avvolge il corpo della matrona e il braccio destro, ricadendo in un ampio rincalzo sopra al seno. Il braccio sinistro, disteso e allungato, trattiene nella mano un bouquet di fiori, opera del restauro ottocentesco. Divenuta Flora con l’inserzione del bouquet e l’aggiunta di una testa moderna, la scultura aveva originariamente una funzione di statua-ritratto; il panneggio richiama elementi tipici della produzione scultorea tardo-classica e proto-ellenistica, che suggeriscono una probabile elaborazione dello schema iconografico in ambiente microasiatico. La scultura Borghese trova confronti puntuali nel gesto della mano destra e nella disposizione del mantello con una figura del gruppo ellenistico di Torbali a Izmir, trovato nelle vicinanze di Efeso e interpretato da alcuni come Elena e Peithò (Persuasione) (inv. 4741), e con alcune varianti di questo, quali quella dal Ginnasio di Efeso a Izmir (inv. 649), da Perge ad Antalya (inv. A 3180) e quella con testa ritratto di Faustina Maggiore nella collezione Ince Blundell Hall (Linfert 1976, pp. 52-57).

In età ellenistica sono noti numerosi esemplari di figure muliebri drappeggiate in varie libere elaborazioni del panneggio e dell’abbigliamento con funzione onoraria e commemorativa o funeraria; è soprattutto la destinazione funeraria a prevalere nelle sculture elaborate nel mondo romano. Nel nostro caso, il trattamento del panneggio può suggerire una datazione all’età antonina.

Jessica Clementi




Bibliografia
  • A. Nibby, Monumenti scelti della Villa Borghese, Roma 1832, p. 62.
  • Indicazione delle opere antiche di scultura esistenti nel primo piano della Villa Borghese, Roma 1840, p. 11, n. 17.
  • A. Nibby, Roma nell’anno 1838, Roma 1841, p. 914, n. 17.
  • Indicazione delle opere antiche di scultura esistenti nel primo piano della Villa Borghese, Roma 1854 (1873), p. 13, n. 16.
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 20.
  • G. Giusti, La Galerie Borghèse et la Ville Humbert Premier à Rome, Roma 1904, p. 20.
  • W. Amelung, P. Arndt, G. Lippold, Photographische Einzelaufnahmen antiker Skulpturen, X, 1, München 1925, p. 7, n. 2725 (Lippold).
  • P. Della Pergola, La Galleria Borghese in Roma, Roma 1954, p. 8.
  • A. Linfert, Kunstzentren hellenistischer Zeit. Studien an weiblichen Gewandfiguren, Wiesbaden, 1976, pp. 52-57; in part. p. 54, nota 155, fig. 86.
  • P. Moreno, Museo e Galleria Borghese, La collezione archeologica, Roma 1980, p. 12.
  • P. Moreno, S. Staccioli, Le collezioni della Galleria Borghese, Milano 1981, p.102.
  • P. Moreno, C. Sforzini, I ministri del principe Camillo: cronaca della collezione Borghese di antichità dal 1807 al 1832, in “Scienze dell’Antichità”, 1, 1987, pp. 339-371, in part. pp. 355.
  • P. Moreno, L’antico nella stanza, in Venere vincitrice: La Sala di Paolina Bonaparte alla Galleria Borghese, Roma 1997, pp. 73-117, in part. p. 90.
  • P. Moreno, C. Stefani, Galleria Borghese, Milano 2000, p. 74, n. 14a.
  • P. Moreno, A. Viacava, I marmi antichi della Galleria Borghese. La collezione archeologica di Camillo e Francesco Borghese, Roma 2003, p. 157, n. 124.
  • Scheda di catalogo 12/99000442, G. Ciccarello 2021