Questa tela, documentata nelle raccolte Borghese a partire dal 1610, ricalca alla lettera un quadro con identico soggetto eseguito da Tiziano e attualmente conservato presso una collezione privata di Seattle. Rappresenta la Vergine addolorata con le mani giunte mentre in silenzio esprime tutto il suo dolore per la morte di Gesù. Un'analoga composizione, realizzata in mosaico nel 1607 dal veneziano Alvise Gaetani, si conserva tuttora in Galleria.
Cornice ottocentesca decorata con palmette (cm 115 x 95,3 x 8,2)
Roma, collezione Francesco Borghese, 1610 (Archivio Apostolico Vaticano, d'ora in poi, AAV, Archivio Borghese, b. 7502, c.n.n.; cfr. Della Pergola 1955); Inventario 1615, n. 632 (AAV, Fondo Borghese, Serie IV, busta 73); Inventario ante 1633, c. 4, n. 36 (Corradini 1998, p. 450); Inventario 1790, Stanza IV, n. 33; Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 15. Acquisto dello Stato, 1902.
La provenienza di questa teletta è tuttora ignota. L'opera, infatti, è attestata nelle raccolte borghesiane solo a partire dal 1610 ("Una Madonna con manto nero e velo bianco e mani giunte palma a palma"; AAV, AB, b. 7502, c.n.n.), dettagliatamente elencata tra le "Robbe" di Francesco Borghese che nel 1615, in seguito ad una convenzione stipulata con il cardinale Scipione Borghese, cedette a quest'ultimo il quadro ed altri importanti capolavori - tra cui la Madonna dei Candelabri di Raffaello (AAV, FB, IV.73; cfr. Della Pergola 1955).
Descritta nel 1650 da Iacomo Manilli come opera di Tiziano (Manilli 1650), questa Madonna fu ben presto accostata al mosaicista Marcello Provenzale da Cento (Inv. 1790; Inv. 1833), errore dovuto a una confusione tra le composizioni di quest'artista e il mosaico riproducente l'Addolorata di Alvise Gaetani (inv. 502) che, pur essendo firmato sul retro, recò fino al 1891 un'errata attribuzione al centese.
Nel 1893 Adolfo Venturi, lasciandosi ingannare dal nome del Provenzale, ritenne questa teletta uno studio preliminare realizzato dal mosaicista per l'esecuzione del suddetto mosaico, ipotesi debitamente rifiutata da Paola della Pergola (1955) che, trovando alcune affinità con la Crocifissione dipinta da Jacopo Bassano per la chiesa trevigiana di San Teonisto, attribuì il quadretto a un anonimo seguace dell'artista. Tale pista, scartata dall'Arslan (1960), secondo cui l'opera sarebbe del tutto avulsa dall'ambiente bassanesco, è stata rigettata anche da Kristina Herrmann Fiore (Ead. 2006), che dal canto suo ha pubblicato il dipinto con un'attribuzione al pittore Giovan Battista Salvi il Sassoferrato.
Se dunque il problema sulla paternità della tela resta tuttora aperto, non c'è dubbio invece che il soggetto derivi dall'Addolorata di Tiziano di Seattle (coll. privata; già coll. P. Jackson Higgs), a sua volta desunta dalla Mater dolorosa con le mani giunte su tavola eseguita nel 1554 dal Maestro cadorino su commissione di Carlo V (Madrid, Museo del Prado. inv. P449). Secondo un'ipotesi, purtroppo difficilmente dimostrabile (si veda a tal proposito Della Pergola 1955 con bibl. precedente), la Mater dolorosa di Seattle proverrebbe a sua volta da casa Borghese, dove sarebbe sparita sul finire del XVII secolo e rimpiazzata con la presenta Addolorata. Percorrendo tala pista, la tela tizianesca sarebbe dunque da identificare con quella ceduta nel 1783 da Filippo III Colonna a Robert Sloane che poco dopo la immise sul mercato antiquario per giungere infine a Seattle (cfr. da ultimo Dal Pozzolo 2007).
Antonio Iommelli